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Carissimi Amici di Casa Lanteri, Aprile è volato via ricco di tanta grazia di Dio che ci ha raggiunti e invasi nelle celebrazioni del Triduo Pasquale e ora siamo nel mese di Maria tanto caro ai suoi figli devoti. In questo mese passato, oltre alla ricchezza dell'esperienza liturgica, abbiamo vissuto due altri eventi importanti: il Fine Settimana Spirituale Pasquale e il Raduno degli Amici di Casa Lanteri in concomitanza con il 30° anniversario del sacerdozio di questo povero prete. Partiamo da quest'ultimo evento. È stato veramente bello per me l'11 aprile celebrare la s. Messa di ringraziamento per i miei 30 anni di sacerdozio con attorno tanti amici [foto sotto]. Nella riunione effettuata con gli Amici di Casa Lanteri subito dopo la celebrazione del 30°, ho informato gli Amici del progetto in atto del giardino per la preghiera di cui vi ho parlato nel nostro Foglio di Aprile. Nella foto sotto un momento dell'incontro con la presentazione da parte dell'archittetto Egidio Guida del progetto del giardino. Come già vi avevo comunicato sia la statua della Madonna di Lourdes che il Crocifisso ci sono stati offerti dalla generosità di alcuni nostri amici, in questi giorni arriverà anche la terra necessaria per l'aiuole (visto che il terreno è di tufo non coltivabile). Servono 6 o 7 camion di terra e anche questi ci sono stati offerti da uno dei nostri amici. Adesso si dovrà mettere mano ai lavori di sistemazione delle aiuole e di muratura per i sedili e i muretti di sostegno. Se qualche amico volesse collaborare come volontario per questi lavori manuali contatti l'amico Egidio (cell. 347 7893963). Si cercano poi benefattori per finanziare l'impanto idraulico e quello elettrico, sono certo che la Madonna non ce li farà mancare. Veniamo poi al nostro Fine Settimana Spirituale di Pasqua, 24-26 aprile che ha avuto come protagonista il padre gesuita Lorenzo Gilardi che ci ha parlato della pedagogia spirituale ignaziana. Sabato 25 sera abbiamo poi avuto la gioia di riavere con noi la dott.ssa Anna Simoncelli che ci ha parlato della Teologia del corpo secondo s. Giovanni Paolo II.
Ora vi lascio agli articoli del nostro amico Fabio Mercuri che condivide con noi l'esperienza toccante che ha avuto durante la messa di ringraziamento del 30°; quello della nostra amica Assunta Stazi che eleva un inno alla Vergine, Giardino della Santissima Trinità; la meditazione del mese dell'amico Fabrizio Fiorenza; il pensiero eucaristico del mese di Jean Vanier, il Fondatore delle Comunità dell'Arca (case famiglie che accolgono persone con handicap mentali).
Buona lettura e Dio vi benedica tutti P. Armando omv |
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Carissimi Amici di Casa Lanteri, il Signore Risorto continui a donarvi pace e gioia nel suo Amore!
In questo mese di maggio, tradizionalmente dedicato alla speciale venerazione della Santa Vergine, insieme con P. Vincenzo, le Suore OMVF ed alcuni collaboratori del nostro Santuario parteciperemo al Forum Internazionale di Mariologia, che avrà per tema: Il Messaggio di Fatima tra carisma e profezia. Avremo così l’opportunità di riflettere approfonditamente, aiutati da esimi Relatori, sull’essenza delle parole di luce e di speranza, affidate da Maria SS.ma ai tre pastorelli e, attraverso loro, al mondo intero. Malgrado l’interpretazione autentica, data dal Santo Padre S. Giovanni Paolo II all’alba del terzo millennio, sul senso genuino di questi avvenimenti e delle profezie ad essi collegate, sono ancora molti che continuano a credere e a diffondere una visione apocalittica del messaggio di Fatima con presagi di sventure e di catastrofi immani. Certo, Maria a Fatima – come tutti i veri Profeti e come Gesù stesso nei Vangeli – non ha tenuto nascosto il mistero di male e di morte legato al peccato degli uomini e di tutto il mondo. È proprio per questo che ha chiesto accoratamente la partecipazione di tutti i credenti al necessario cammino di conversione con la preghiera, la riparazione e la penitenza. Nello stesso tempo, però, ci ha esortati a confidare ancora più intensamente nell’infinita Misericordia del nostro Dio e a compiere, con il Suo aiuto, opere di luce, di giustizia e di pace. Su tutto risplendono le parole consegnate per noi dalla Vergine alla piccola Lucia: Non temete! Alla fine il mio Cuore Immacolato trionferà! Parole che aprono il nostro cuore ad una sublime speranza e che richiamano ed attualizzano per noi oggi quelle rivolte da Gesù agli apostoli nel giorno della Sua risurrezione: Non abbiate paura: Io ho vinto il peccato e la morte! Preghiamo a vicenda con amore! Un saluto affettuoso p. Carlo, omv
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Venerdì 24 aprile 2015 ore 21:15 Sabato 25 aprile 2015 ore 9:00 | |||
La Parola di Dio e la vita di fede: i discepoli di Emmaus | L'incontro con chi ci ama | ||
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Sabato 25 aprile 2015 ore 16:00 |
Domenica 26 aprile 2015 ore 9:00 – I parte La valutazione dell'orazione pesonale |
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La video registrazione non è disponibile a causa di problemi tecnici
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CONFERENZA DELLA DOTT.SSA ANNA SIMONCELLI SULLA TEOLOGIA DEL CORPO IN S. GIOVANNI PAOLO II | ||
PARTE PRIMA
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PARTE SECONDA
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PARTE TERZA | ||
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L'ultima cena e la croce Cristo è stato crocifisso da questo mondo, dal suo peccato, dal suo odio, dalla lotta che combatte contro Dio. Nella storia, nel nostro tempo terreno, l'iniziativa della croce è sempre, partita dal peccato, cosi come continua a essere sua anche ora, in ciascuno di noi, quando con i nostri peccati dentro di noi rimettiamo il Figlio di Dio in croce e lo insultiamo (cf Eb 6,6). Ora, se la croce, strumento di un'esecuzione infamante, è divenuta il simbolo venerabile della nostra fede, della speranza e dell'amore, se la Chiesa continua incessantemente a glorificarne la potenza paradossale e indefettibile, a vedere in essa "la bellezza dell'universo" e "la guarigione del creato", a confessare che "la gioia è entrata nell'universo tramite la croce", tutto questo certamente avviene in primo luogo perché, attraverso quella croce che aveva incarnato l'essenza stessa del peccato – cioè la lotta contro Dio – il peccato è stato vinto; in secondo luogo perché la morte sulla croce, nella quale la morte che regnava sul mondo sembrava celebrare il suo definitivo trionfo, quella morte è stata annientata; infine, perché dalle profondità di questa vittoria della croce si è irradiata la gioia della resurrezione. Ma cosa può aver trasformato la croce in una simile vittoria, e continua a farlo, se non l'amore di Cristo, quell' amore divino che durante l'ultima cena Cristo ha rivelato essere la sostanza stessa e la gloria del regno di Dio? E in quale occasione, se non nell'ultima cena, è stato offerto il dono di questo amore nella sua pienezza, quel dono che ha reso inevitabile in questo mondo la croce (cioè il tradimento, le sofferenze, la crocifissione e la morte)? È proprio a questa relazione tra ultima cena e croce, nella quale si manifesta il Regno e la sua vittoria, che rendono testimonianza sia l'evangelo che la Liturgia (soprattutto gli uffici della Settimana santa della passione, di straordinaria profondità). In essi l'ultima cena viene costantemente ricollegata con la notte che la circonda da ogni parte e nella quale la luce della festa dell'amore s'irradia con particolare forza, quando, nella camera alta, grande e già pronta (cf Mc 14,I5), Cristo la celebra con i discepoli. E la notte del peccato, l'essenza di questo mondo. Ed ecco che la notte s'infittisce all'estremo, pronta a inghiottire quest'ultima luce che brilla in essa. Già "i principi si sono radunati insieme, contro il Signore e contro il suo Cristo" (At 4,26). Sono già stati versati i trenta denari, prezzo del tradimento. Già la folla eccitata dai suoi capi, armata di spade e bastoni, irrompe sulla via del Getsemani. Ma le tenebre di quella notte pesano anche sull'ultima cena (e questo è di importanza capitale per una comprensione ecclesiale della croce). Cristo sa che la mano di chi lo consegna è con lui sulla tavola (cf Lc 22,21). È proprio dall'ultima cena, dalla sua luce, che "preso il boccone" (Gv I3,30) Giuda esce in quella notte terribile, seguito quasi subito da Cristo. E se gli uffici del Giovedì santo, giorno in cui si commemora in modo particolare l'ultima cena, sono un continuo intrecciarsi di gioia e di afflizione, se la Chiesa fa memoria ancora e incessantemente non soltanto della luce, ma anche delle tenebre che l'hanno oscurata, è perché in queste due uscite successive, di Giuda e di Cristo, fuori dallo stesso chiarore incontro alla stessa notte, la Chiesa vede e riconosce l'origine della croce come mistero del peccato e come mistero della vittoria sul peccato. Il mistero del peccato. L'uscita di Giuda infatti è il culmine e la consumazione del peccato, la cui origine si colloca nel paradiso: l'amore dell'uomo abbandona Dio, sceglie se stesso e non Dio. Inizia quella scelta di decadenza che determina dall'interno l'intera vita, l'intera storia del mondo, di questo mondo caduto, che giace nel male sotto il potere del suo principe, il divisore. In quel momento, con l'uscita di Giuda, apostolo e traditore, nella notte, la storia del peccato, dell'amore accecato, pervertito, caduto e divenuto rapina – perché accaparra per sé la vita che è stata donata per essere comunione con Dio, quella storia giunge al termine. Il significato mistico e inquietante di quell'uscita consiste precisamente nel fatto che Giuda esce in realtà dal paradiso, lo fugge, ne viene cacciato. Egli aveva assistito all'ultima cena, i suoi piedi erano stati lavati da Cristo, aveva ricevuto nelle mani il pane dell' amore di Cristo, il Signore si era donato a lui in quel pane. Egli aveva visto, sentito, toccato con le sue mani il regno di Dio. Ed ecco che, proprio come Adamo, perpetrando il peccato originale del primo uomo, spingendo al limite estremo la logica spaventosa del peccato, egli non voleva più saperne di quel Regno. In Giuda aveva vinto il mondo, con la sua volontà antitetica a quella di Dio e il suo amore decaduto. Di conseguenza, secondo la stessa logica, tale volontà non poteva non diventare quella di uccidere Dio. Dopo l'ultima cena, Giuda non ha più un luogo dove andare se non incontro alle tenebre del deicidio. E quando questo sarà perpetrato, quando tale desiderio sarà stato soddisfatto, con la vita "per sé" che lo anima, per Giuda non ci sarà altra via di uscita se non l'autodistruzione. Il mistero della vittoria. In Cristo, che tramite il dono di se stesso nell'ultima cena manifesta il suo Regno e la sua gloria, il Regno esce nella notte di questo mondo. Dopo l'ultima cena anche Cristo non ha più altro luogo ave andare se non all'appuntamento, al duello sino alla fine con il peccato e la morte. E questo perché i due regni, quello di Dio e quello del principe di questo mondo, non possono coesistere; perché, per distruggere il potere del peccato e della morte, per riportare a sé la sua creatura che gli era stata sottratta dal diavolo, e per salvare il mondo, Dio ha donato il suo unico Figlio. Cosi, con l'ultima cena, con la manifestazione del regno dell'amore, Cristo si condanna alla croce. Attraverso di essa il regno di Dio, segretamente manifestato durante l'ultima cena, entra in questo mondo. E con quell'ingresso si trasforma in lotta e vittoria.
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Dal Vangelo secondo Giovanni [19,25-27] Parola del Signore
“stavano presso la croce di Gesù”
È la Croce l’attore principale e Gesù assume quasi un ruolo secondario dinanzi ad essa o come se non fosse presente.
“Simeone li benedisse e a Maria, sua madre, disse: «[…]e anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2,34-35
La croce è vista e usata dal mondo come una spada. Il mondo la impugna dalla parte corta e la sferra verso i fratelli.
Maria la riceve, l’accoglie e la lascia entrare fino a permettergli di trafiggergli l’anima. In realtà essa, la croce, si pianta nell’anima e diventa come vessillo di vittoria. Fabrizio Fiorenza |