FdC 66 – La meditazione del mese… di Fabrizio Fiorenza

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     Dal Vangelo secondo Matteo [7,21-29]

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: 
«Non chiunque mi dice: “Signore, Signore”, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli. In quel giorno molti mi diranno: “Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome? E nel tuo nome non abbiamo forse scacciato demòni? E nel tuo nome non abbiamo forse compiuto molti prodigi?”. Ma allora io dichiarerò loro: “Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità!”.
Perciò chiunque ascolta queste mie parole e le mette in pratica, sarà simile a un uomo saggio, che ha costruito la sua casa sulla roccia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ma essa non cadde, perché era fondata sulla roccia. Chiunque ascolta queste mie parole e non le mette in pratica, sarà simile a un uomo stolto, che ha costruito la sua casa sulla sabbia. Cadde la pioggia, strariparono i fiumi, soffiarono i venti e si abbatterono su quella casa, ed essa cadde e la sua rovina fu grande».
Quando Gesù ebbe terminato questi discorsi, le folle erano stupite del suo insegnamento: egli infatti insegnava loro come uno che ha autorità, e non come i loro scribi.

Parola del Signore

 

Riflessione personale

 

Non basta dire, ma fare e prima di fare bisogna conoscere.

Conoscere nel senso di assaporare e diventare noi ciò che conosciamo, il nostro nutrimento.

Il nostro nutrimento è “conoscere la volontà del Padre mio”e come ci indica il Signore Gesù nella preghiera del “Padre nostro”.

“Venga il tuo regno sia fatta la tua volontà”.

Perché assaporare e diventare la volontà del Padre, fa si che Gesù, il Figlio di Dio, vive in noi e noi in Lui.

 “In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre e voi in me e io in voi. Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama sarà amato dal Padre mio e anch'io lo amerò e mi manifesterò a lui».” [Gv 14, 20-21]

“«Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui.” [Gv 14, 23] 

Rimanere nella sua Parola non basta per restare nella fede, nei momenti critici. Bisogna aver messo in pratica la Sua Parola, perché finché la Parola ascoltata non viene messa in pratica, si resta nella sabbia, essa solidifica e diventa roccia non appena la si realizza.

La Sua Parola, ci rende veri, reali e concreti davanti alle tentazioni false e menzognere e ancor prima ci fa essere conosciuti da Gesù.

Stare nella sua Parola, ma non metterla in pratica è come non averla ascoltata, “costruire sulla sabbia”, perché le nostre azioni ratificano la sua Parola e il Signore lo “dichiarerà” nell’ultimo giorno.

La sacra Scrittura diventa Parola di Dio nella nostra vita quando viene messa in pratica.

Tutte le opere che si compiono, anche quelle straordinarie, se non sono compiute mettendo in pratica la sua Parola, esse sono come mattoni poggiati sulla sabbia che cadendo ripiombano addosso come macigni di condanna nel giorno della dichiarazione di Gesù Cristo.

Le profezie, gli esorcismi, i miracoli sono cose straordinarie, ma mettere in pratica la sua Parola è un’altra cosa:
è non essere cattivi.

Cioè non voler catturare, ma tutto dare, nulla che torni a noi.

Amare come Gesù Abba-n-donato.

”Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte.” [2Cor 12,10]

Tutto questo ci rende come Gesù, autorevoli, cioè facciamo ciò che ascoltiamo e diciamo.

Il conoscere Dio, entrare nella Sua coscienza ed essere conosciuti da Lui, avviene solo se mettiamo in pratica l’amore vero.

Le profezie, i miracoli, gli esorcismi sono cose straordinarie ai nostri occhi cattivi, perché scorgono in essi

 la manifestazione di possesso e vittoria, per cui sono agli occhi di Dio cose inique se non partono da un cuore che ha l’amore vero.

I nostri occhi malati, non possono vedere la straordinarietà dell’amore vero. "Ecco il mio servo … non ha apparenza nè bellezza per attirare i nostri sguardi, disprezzato e reietto dagli uomini,.. uomo dei dolori che ben conosce il patire… egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori e noi lo giudicavamo castigato, percosso e umiliato… era come agnello condotto al macello… e non aprì la sua bocca… Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una lunga discendenza, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore…. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce… ed io gli darò in premio le moltitudini" (Is 53,1-12).

Fabrizio Fiorenza