FdC 65 – A scuola di iconografia… di Kasia Malarska

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Vorrei condividere con voi una riscoperta. Una riscoperta di una parte della Chiesa che in occidente è stata dimenticata, sottovalutata, spogliata di un senso profondo della spiritualità cristiana. L’arte. In particolare l’arte della Chiesa dei primi secoli, l’arte di una Chiesa che non aveva ancora conosciuto divisioni. L’arte della Chiesa Indivisa e cioè, la bellezza dell’icona. 

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Siamo abituati, quasi ormai assuefatti a vedere, i nostri “santini”, le pale degli altari che mostrano interpretazioni personali di episodi evangelici o biblici. Si, sono bellissime. Abbiamo dei capolavori di bellezza. Ma è una bellezza umana e materiale, che spesso troppo poco parla a noi personalmente, poco si rivolge ai nostri cuori, passiamo guardando quei quadri come degli spettatori insignificanti di episodi che si svolgono assestanti sulle tele giganti. Ci raccontano, certo la vita dei santi, di Cristo e Maria, ma sono interpretazioni personali umane di un artista che spesso con poca umiltà e molto sfarzo ci mostra sulla tela. In una visione personale tinta di propri sentimenti e di se stesso con poca corrispondenza ai dettagli della Sacra Scrittura.

Nei primi secoli l’arte della chiesa era diversa. Tutta votata a Dio. Nulla di personale metteva il velo tra il fedele che prega e l’icona. Perché l’iconografo, spesso monaco, dipinge l’icona ispirato dallo Spirito Santo, in preghiera e spesso dopo periodi di digiuno e rinuncia. Non reputa bello ciò che il mondo vede bello, il bello carnale e sensuale, ma dona alla Chiesa una visione teologica di Dio, in accordo con ogni parola della Sacra Scrittura – “per la gloria, la gioia e la bellezza della Santa Chiesa di Dio” – come recita la preghiera dell’iconografo. È come un apostolo che anziché annunciare la Parola di Dio con la parola scritta o orale, la annuncia con i colori.

Ogni dettaglio, ogni gesto, ogni colore ha un significato teologico ripreso dalla Parola di Dio scritta. Nulla è a caso o per puro gusto estetico. Tutto si colloca in una visione mistica della Parola. Cosi  l’iconografo deponendo ogni desiderio personale di fama e gloria, nell’umiltà, assoggettato alla tradizione tramandata dalla Chiesa, tenta di rendere presente il mondo trasfigurato dalla potenza di Cristo Risorto. Il mondo in cui viviamo, quello celeste e quello temporale, che per ora rimane ancora velato fino alla fine dei tempi.

Cosi nasce una presenza. Uno sguardo dal cielo verso di noi e verso la nostra vita.  Sì, è come la Sacra Scrittura da noi letta in Spirito Santo per mezzo della sua azione diventa carne in noi, rende la Parola che è Gesù stesso, vivo e presente in noi e in mezzo a noi, cosi l’icona contemplata come Parola di Dio che rappresenta, fedele in ogni dettaglio, rende presente Dio stesso. Si, perché come la Parola è da secoli penetrata nelle orecchie degli antichi padri da Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè  cosi dopo la venuta del Figlio di Dio che disse: “Chi vede me vede il Padre” può penetrare come immagine negli nostri occhi. Come la Parola letta purifica e trasforma i nostri cuori passando dall’udito, cosi la Parola resa icona penetra nei cuori attraverso la vista e li purifica.

Icona dunque non è un semplice “santino”, non è nemmeno un dipinto che suppone rappresentare come Gesù era nel suo aspetto fisico quando ha vissuto nella carne nel tempo. L’icona mostra la bellezza della presenza di Dio Padre nei suoi angeli nei suoi santi, e mostra il suo volto visibile nel suo figlio che è Parola, che ha creato tutto ciò che esiste. 

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L’icona parla della trasfigurazione del mondo materiale. Nella preghiera l’iconografo compone la materia in un immagine santa, volge dunque la materia a gloria di Dio. Cosi anche noi più ci sforziamo nel nostro cammino di santificazione a somigliare a Cristo, rivolgiamo noi stessi anima e corpo a gloria di Dio e cosi veniamo trasformati. Non solo, tutto ciò che facciamo nell’amore, nella carità, nell’abbassamento e rinuncia a noi stessi per amore di Cristo lo portiamo a essere trasfigurato in Lui operando cosi la santificazione delle nostre persone e del mondo che ci circonda.

Ad esempio dei santi che nella loro vita hanno reso visibile il volto di Gesù già in questa terra e  continuano a mostrarcelo anche ora che vivono nella gloria di Dio.

Kasia Malarska