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FdC 90 – Pensiero eucaristico del mese… di s. Giovanni Paolo II

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Giovanni Paolo II: Ecclesia de Eucharistia 
Cap. VI: ALLA SCUOLA DI MARIA, DONNA « EUCARISTICA » 

53. Se vogliamo riscoprire in tutta la sua ricchezza il rapporto intimo che lega Chiesa ed Eucaristia, non possiamo dimenticare Maria, Madre e modello della Chiesa. Nella Lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae, additando la Vergine Santissima come Maestra nella contemplazione del volto di Cristo, ho inserito tra i misteri della luce anche l’istituzione dell’Eucaristia. In effetti, Maria ci può guidare verso questo Santissimo Sacramento, perché ha con esso una relazione profonda. 

A prima vista, il Vangelo tace su questo tema. Nel racconto dell’istituzione, la sera del Giovedì Santo, non si parla di Maria. Si sa invece che Ella era presente tra gli Apostoli, « concordi nella preghiera » (At 1,14), nella prima comunità radunata dopo l’Ascensione in attesa della Pentecoste. Questa sua presenza non poté certo mancare nelle Celebrazioni eucaristiche tra i fedeli della prima generazione cristiana, assidui « nella frazione del pane » (At 2,42). 

Ma al di là della sua partecipazione al Convito eucaristico, il rapporto di Maria con l’Eucaristia si può indirettamente delineare a partire dal suo atteggiamento interiore. Maria è donna « eucaristica » con l’intera sua vita. La Chiesa, guardando a Maria come a suo modello, è chiamata ad imitarla anche nel suo rapporto con questo Mistero santissimo.  

54. Mysterium fidei! Se l’Eucaristia è mistero di fede, che supera tanto il nostro intelletto da obbligarci al più puro abbandono alla parola di Dio, nessuno come Maria può esserci di sostegno e di guida in simile atteggiamento. Il nostro ripetere il gesto di Cristo nell’Ultima Cena in adempimento del suo mandato: « Fate questo in memoria di me! » diventa al tempo stesso accoglimento dell’invito di Maria ad obbedirgli senza esitazione: « Fate quello che vi dirà » (Gv 2,5). Con la premura materna testimoniata alle nozze di Cana, Maria sembra dirci: « Non abbiate tentennamenti, fidatevi della parola di mio Figlio. Egli, che fu capace di cambiare l’acqua in vino, è ugualmente capace di fare del pane e del vino il suo corpo e il suo sangue, consegnando in questo mistero ai credenti la memoria viva della sua Pasqua, per farsi in tal modo “pane di vita” »

55. In certo senso, Maria ha esercitato la sua fede eucaristica prima ancora che l’Eucaristia fosse istituita, per il fatto stesso di aver offerto il suo grembo verginale per l’incarnazione del Verbo di Dio. L’Eucaristia, mentre rinvia alla passione e alla risurrezione, si pone al tempo stesso in continuità con l’Incarnazione. Maria concepì nell’Annunciazione il Figlio divino nella verità anche fisica del corpo e del sangue, anticipando in sé ciò che in qualche misura si realizza sacramentalmente in ogni credente che riceve, nel segno del pane e del vino, il corpo e il sangue del Signore

C’è pertanto un’analogia profonda tra il fiat pronunciato da Maria alle parole dell’Angelo, e l’amen che ogni fedele pronuncia quando riceve il corpo del Signore. A Maria fu chiesto di credere che colui che Ella concepiva « per opera dello Spirito Santo » era il « Figlio di Dio » (cfr Lc 1,30–35). In continuità con la fede della Vergine, nel Mistero eucaristico ci viene chiesto di credere che quello stesso Gesù, Figlio di Dio e Figlio di Maria, si rende presente con l’intero suo essere umano-divino nei segni del pane e del vino. 

 « Beata colei che ha creduto » (Lc 1,45): Maria ha anticipato, nel mistero dell’Incarnazione, anche la fede eucaristica della Chiesa. Quando, nella Visitazione, porta in grembo il Verbo fatto carne, ella si fa, in qualche modo, « tabernacolo » – il primo « tabernacolo » della storia – dove il Figlio di Dio, ancora invisibile agli occhi degli uomini, si concede all’adorazione di Elisabetta, quasi « irradiando » la sua luce attraverso gli occhi e la voce di Maria. E lo sguardo rapito di Maria nel contemplare il volto di Cristo appena nato e nello stringerlo tra le sue braccia, non è forse l’inarrivabile modello di amore a cui deve ispirarsi ogni nostra comunione eucaristica? 

56. Maria fece sua, con tutta la vita accanto a Cristo, e non soltanto sul Calvario, la dimensione sacrificale dell’Eucaristia. Quando portò il bimbo Gesù al tempio di Gerusalemme « per offrirlo al Signore » (Lc 2,22), si sentì annunciare dal vecchio Simeone che quel Bambino sarebbe stato « segno di contraddizione » e che una « spada » avrebbe trapassato anche l’anima di lei (cfr Lc 2,34-35). Era preannunciato così il dramma del Figlio crocifisso e in qualche modo veniva prefigurato lo « stabat Mater » della Vergine ai piedi della Croce. Preparandosi giorno per giorno al Calvario, Maria vive una sorta di « Eucaristia anticipata », si direbbe una « comunione spirituale » di desiderio e di offerta, che avrà il suo compimento nell’unione col Figlio nella passione, e si esprimerà poi, nel periodo post-pasquale, nella sua partecipazione alla Celebrazione eucaristica, presieduta dagli Apostoli, quale « memoriale » della passione. 

Come immaginare i sentimenti di Maria, nell’ascoltare dalla bocca di Pietro, Giovanni, Giacomo e degli altri Apostoli le parole dell’Ultima Cena: « Questo è il mio corpo che è dato per voi » (Lc 22,19)? Quel corpo dato in sacrificio e ripresentato nei segni sacramentali era lo stesso corpo concepito nel suo grembo! Ricevere l’Eucaristia doveva significare per Maria quasi un riaccogliere in grembo quel cuore che aveva battuto all’unisono col suo e un rivivere ciò che aveva sperimentato in prima persona sotto la Croce. 

57. « Fate questo in memoria di me » (Lc 22, 19). Nel « memoriale » del Calvario è presente tutto ciò che Cristo ha compiuto nella sua passione e nella sua morte. Pertanto non manca ciò che Cristo ha compiuto anche verso la Madre a nostro favore. A lei infatti consegna il discepolo prediletto e, in lui, consegna ciascuno di noi: « Ecco tuo figlio! ». Ugualmente dice anche a ciascuno di noi: « Ecco tua madre! » (cf Gv 19,26-27). 

Vivere nell’Eucaristia il memoriale della morte di Cristo implica anche ricevere continuamente questo dono. Significa prendere con noi – sull’esempio di Giovanni – colei che ogni volta ci viene donata come Madre. Significa assumere al tempo stesso l’impegno di conformarci a Cristo, mettendoci alla scuola della Madre e lasciandoci accompagnare da lei. Maria è presente, con la Chiesa e come Madre della Chiesa, in ciascuna delle nostre Celebrazioni eucaristiche. Se Chiesa ed Eucaristia sono un binomio inscindibile, altrettanto occorre dire del binomio Maria ed Eucaristia. Anche per questo il ricordo di Maria nella Celebrazione eucaristica è unanime, sin dall’antichità, nelle Chiese dell’Oriente e dell’Occidente. 

58. Nell’Eucaristia la Chiesa si unisce pienamente a Cristo e al suo sacrificio, facendo suo lo spirito di Maria. È verità che si può approfondire rileggendo il Magnificat in prospettiva eucaristica. L’Eucaristia, infatti, come il cantico di Maria, è innanzitutto lode e rendimento di grazie. Quando Maria esclama « L’anima mia magnifica il Signore e il mio Spirito esulta in Dio mio salvatore », ella porta in grembo Gesù. Loda il Padre « per » Gesù, ma lo loda anche « in » Gesù e « con » Gesù. È precisamente questo il vero « atteggiamento eucaristico ». 

Al tempo stesso Maria fa memoria delle meraviglie operate da Dio nella storia della salvezza, secondo la promessa fatta ai padri (cfr Lc 1,55), annunciando la meraviglia che tutte le supera, l’Incarnazione redentrice. Nel Magnificat è infine presente la tensione escatologica dell’Eucaristia. Ogni volta che il Figlio di Dio si ripresenta a noi nella « povertà » dei segni sacramentali, pane e vino, è posto nel mondo il germe di quella storia nuova in cui i potenti sono « rovesciati dai troni », e sono « innalzati gli umili » (cf Lc 1,52). Maria canta quei « cieli nuovi » e quella « terra nuova » che nell’Eucaristia trovano la loro anticipazione e in certo senso il loro « disegno » programmatico. Se il Magnificat esprime la spiritualità di Maria, nulla più di questa spiritualità ci aiuta a vivere il Mistero eucaristico. L’Eucaristia ci è data perché la nostra vita, come quella di Maria, sia tutta un magnificat

CONCLUSIONE

61. Il Mistero eucaristico – sacrificio, presenza, banchetto – non consente riduzioni né strumentalizzazioni; va vissuto nella sua integrità, sia nell’evento celebrativo, sia nell’intimo colloquio con Gesù appena ricevuto nella comunione, sia nel momento orante dell’adorazione eucaristica fuori della Messa. Allora la Chiesa viene saldamente edificata e si esprime ciò che essa veramente è: una, santa, cattolica e apostolica; popolo, tempio e famiglia di Dio; corpo e sposa di Cristo, animata dallo Spirito Santo; sacramento universale di salvezza e comunione gerarchicamente strutturata. 

Mettiamoci soprattutto in ascolto di Maria Santissima, nella quale il Mistero eucaristico appare, più che in ogni altro, come mistero di luce. Guardando a lei conosciamo la forza trasformante che l’Eucaristia possiede. In lei vediamo il mondo rinnovato nell’amore. Contemplandola assunta in Cielo in anima e corpo, vediamo uno squarcio dei « cieli nuovi » e della « terra nuova » che si apriranno ai nostri occhi con la seconda venuta di Cristo. Di essi l’Eucaristia costituisce qui in terra il pegno e, in qualche modo, l’anticipazione: « Veni, Domine Iesu! » (Ap 22,20).  

Nell’umile segno del pane e del vino, transustanziati nel suo corpo e nel suo sangue, Cristo cammina con noi, quale nostra forza e nostro viatico, e ci rende per tutti testimoni di speranza. Se di fronte a questo Mistero la ragione sperimenta i suoi limiti, il cuore illuminato dalla grazia dello Spirito Santo intuisce bene come atteggiarsi, inabissandosi nell’adorazione e in un amore senza limiti. 

Facciamo nostri i sentimenti di san Tommaso d’Aquino, sommo teologo e insieme appassionato cantore di Cristo eucaristico, e lasciamo che anche il nostro animo si apra nella speranza alla contemplazione della meta, verso la quale il cuore aspira, assetato com’è di gioia e di pace:  

« Bone pastor, panis vere,  Iesu, nostri miserere… ».  “Buon pastore, vero pane, o Gesù, pietà di noi: nutrici e difendici, portaci ai beni eterni nella terra dei viventi.  Tu che tutto sai e puoi, che ci nutri sulla terra, conduci i tuoi fratelli alla tavola del cielo nella gioia dei tuoi santi”

[Clicca qua per leggere l’intera enciclica]

  

   

 

 

 

 

FdC 90 – La meditazione del mese… di Tania Giovannoli

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Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési (5,16-24).
Fratelli, siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. 
Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male.
Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo!

Carissimi amici, eccoci già giunti al mese di dicembre. Le letture che la Chiesa ci propone in questo mese sono ricchissime (non che ci sia il pericolo che la Parola non lo sia!). Torno oggi dal Fine Settimana Spirituale che c’è stato a Casa Lanteri e porto con me le risonanze di questi giorni, la fede schietta, generosa e sincera dei tre pastorelli Santi, la pedagogia dell’Angelo nell’insegnar loro le preghiere, la testimonianza di tanti fratelli e sorelle e soprattutto degli Oblati di Maria Vergine e delle Oblate di Maria Vergine di Fatima, che hanno reso questi tre giorni speciali. 

La mia attenzione si è fermata sulla Seconda Lettura della Terza domenica di Avvento, detta “in Gaudete”, dalle parole dell’antifona d’ingresso di questa domenica, tratte dalla Lettera ai Filippesi (4,4-5): «Gaudete in Domino semper. Iterum dico: Gaudete!» (Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi!). Di cosa ci invita a rallegrarci? “Il Signore è vicino!” aggiunge l’antifona. In questa domenica, chiamata la “domenica della gioia”, la liturgia prevede, ove presente, il colore rosaceo nei paramenti liturgici, proprio a distinguere questa domenica dalle altre tre, nelle quali il colore è il viola. L’altra domenica in cui è utilizzato il rosaceo è la quarta di Quaresima, in Laetare!

Domenica della gioia dunque, perché il Signore è vicino! 

Siate sempre lieti”. San Paolo ci incoraggia ad essere persone contente, non rassegnate, non tristi, ma liete, di quella gioia che non è vana euforia, ma la gioia di fare la Volontà del Padre, quella gioia profonda, non spumeggiante, ma sincera… Quante volte ho incontrato persone così… Ora che scrivo ricordo una signora che incontrai a Casa Lanteri durante gli Esercizi Spirituali e che, nonostante una vita segnata da profondi dolori ed una malattia incurabile, non potendo partecipare all’Adorazione scrisse a padre Armando un bigliettino da leggere, dove c’era scritto che ringraziava il Signore per tutte le grazie e i doni della sua vita… Che grande testimonianza per me, sempre pronta alla lamentela…

Mi affiorano volti, ricordi, testimonianze semplici, vere e sincere di quello sguardo sereno e puro di coloro che sono pronti ad accogliere il bene e il male con amore e semplicità. Ma si può davvero essere sempre lieti? Dipende forse da ciò che si intende. Non siamo chiamati ad essere maschere di noi stessi, come supereroi esaltati che sono indifferenti a tutto, ai quali tutto scivola, ma uomini e donne tutte orientate a Lui, in tutte e con tutte le loro facoltà: spirito, anima e corpo. 

E come non tornare al Salmo che amavo tanto da bambina che dice: “Sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre”. Se so che Lui ama me più dei passeri, più del grano, se so che per me ha creato il mondo, per me ha fatto tutto, fino a morire mentre pensava a me sulla croce, come posso non essere lieta nel Signore? Fiduciosa? 

A rigor di logica fila tutto perfettamente, ma se guardo alla mia realtà crolla un po’ questa logica per lasciare troppo posto alla frustrazione, alla tristezza… ma appena ce ne rendiamo conto, “Nunc coepi”, alla maniera del Lanteri, “Ora ricomincio” “l’ho fatta da quel che sono, non mi meraviglio”… ed ecco il sorriso rifiorire, ecco che tornano i colori e la fiducia. 

Devo fare i conti col fatto che a volte sono un chicco di grano che non vuole morireun pane che non vuole essere mangiato, ma così servo solo ad ammuffire inutilizzata, a marcire, senza dare frutto alcuno. E se ancora mi trovo ad essere titubante ecco l’ultima frase di Paolo: “Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo!”. Della serie, cara Tania, devi solo fidarti di Me, affidati e lasciami fare… Allora il deserto fiorirà, allora il virgulto germoglierà, allora saranno fatte nuove tutte le cose… e potrò dire con Paolo: “Non sono più io, ma è Lui che vive in me”, che agisce in me. Egli farà tutto questo! Ma ci credi tu?

Ci sarebbero altre mille cose che vorrei scrivere e raccontare, ma già vi ho stancato abbastanza. Vi auguro e mi auguro un avvento così: gioioso in, con e per Lui, teneramente uniti alla nostra Mamma Celeste che ci insegnerà l’attesa, la gioia, la trepidazione, l’accoglienza, il silenzio, la fede… Ci presti Lei il Suo sguardo di Mamma, Sposa, Figlia, Moglie, Amica, Sorella, Vicina di casa,  verso tutti coloro che abbiamo intorno, per ricondurli a Lui. 

Buon Natale amici cari!

Tani Giovannoli

  

   

 

 

 

 

FdC 90 – La pagina di P. Carlo Rossi OMV

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Carissimi Amici di Casa Lanteri,

Maria Santissima e il Signore, che viene a salvarci, vi benedicano sempre!

Domenica 26 novembre abbiamo concluso solennemente il Centenario delle Apparizioni di Maria a Fatima e, dopo pochi giorni, abbiamo iniziato, come sempre, la Novena in preparazione alla Solennità della sua Immacolata Concezione.

Sì, veramente Maria è la stella che guida ed illumina il nostro cammino incontro a Cristo, perché la debole navicella della nostra vita non venga sopraffatta dai marosi delle tempeste, che tante volte si agitano intorno a noi e dentro di noi…

E così, amorevolmente sorretti dalle sue premure di Madre, ci inoltriamo ancora una volta nel tempo liturgico dell’Avvento, il tempo dell’ “attesa”.

L’Immacolata è stata definita giustamente come “mistica aurora della Redenzione”. In Lei, infatti, contempliamo già realizzato il disegno salvifico del Padre, che, per liberare l’uomo dal peccato e dalla morte, fin dagli inizi aveva prefigurato nella Donna l’origine di quella “discendenza” che avrebbe schiacciato il capo al serpente (cfr Gen 3,15).

Allora, insieme con Maria, Madre di Gesù e Madre nostra, attendiamo ancora una volta la venuta della “Luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). 

Forse nella nostra vita ci sono zone ancora non redente; ci sono comportamenti che non sono stati ancora salvati. Per questo ritorna l’Avvento. Ritorna per noi. Ritorna per metterci davanti la Luce del Redentore; ritorna per bussare alla porta della nostra ostinata mediocrità, affinché si apra alla conversione e all’accoglienza, grata e riconoscente, del nostro Dio che non si stanca di venire a salvarci.

Con la speranza che ci lasciamo raggiungere nell’intimo dall’Amore del Verbo incarnato, auguro a voi tutti un sereno e felice Natale!

Con grande affetto

p. Carlo, omv

  

   

 

 

 

 

FdC 90 – Foglio di Collegamento di Dicembre 2017

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25 dicembre 1955

Anche se Cristo nascesse mille e diecimila volte a Betlemme,
a nulla 
ti gioverà se non nasce almeno una volta
nel tuo cuore. 

Ma come potrà accadere questa nascita interiore? 

Eppure questo miracolo nuovo non è impossibile
purché sia desiderato e aspettato.  

Il giorno nel quale non sentirai una punta di amarezza e di gelosia dinanzi alla gioia del nemico o dell’amico,
rallegrati perché è segno che quella nascita è prossima. 

Il giorno nel quale non sentirai una segreta onda di piacere dinanzi alla sventura e alla caduta altrui,
consolati perché la nascita è vicina. 

Il giorno nel quale sentirai il bisogno di portare un po’ di letizia a chi è triste e l’impulso di alleggerire il dolore
o la miseria anche di una sola creatura,
sii lieto perché l’arrivo di Dio è imminente. 

E se un giorno sarai percosso o perseguitato dalla sventura e perderai salute e forza, figli e amici e dovrai sopportare l’ottusità, la malignità e la gelidità dei vicini e dei lontani;
ma nonostante tutto non ti abbandonerai a lamenti
né a bestemmie e accetterai tutto con animo sereno,
esulta e trionfa perché il portento che pareva impossibile
è avvenuto e il Salvatore è già nato nel tuo cuore. 

Non sei più solo, non sarai più solo.

Il buio della notte fiammeggerà come se mille stelle chiomate giungessero da ogni punto del cielo a festeggiare l’incontro della tua breve giornata umana con la divina eternità. 

Giovanni Papini (1881 † 1956)

 

  

   

 

 

 

 

Fine Settimana Spirituale in occasione del Centenario delle apparizioni della Madonna a Fatima

 

 

VENERDÌ 24 NOVEMBRE 2017
Ore 19:30   Sr Agata Di Maio OMVF
Camminiamo sotto lo sguardo di Maria
Ore 21:15   P. Carlo Rossi OMV
Fatima e il Santo rosario
SABATO 25 NOVEMBRE 2017
Ore 9:00   Sr Antonia Castellucci OMVF
Fatima,
una finestra di speranza
Ore 15:30   Sr Giovanna Boer OMVF
Santi Francesco e Lucia:
due lampade che illuminano la Chiesa
 Ore 18:00   Sr Giovanna Boer OMVF
Sr Lucia,
missionaria del Cuore Immacolato di Maria
 
 
DOMENICA 26 NOVEMBRE 2017
Ore 9:00: P. Armando Santoro omv
Le preghiere insegnate ai Pastorelli dall’Angelo e dalla Madonna

FdC 89 – «Eccoci»… di Angela & SIlvia

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“Eccoci”

abbiamo iniziato la prima lezione della Scuola di Direzione e Discernimento Spirituale.
Trovandoci ora insieme a scrivere questo commento, forse non a caso, ci siamo accorte di aver avuto le stesse sensazioni partecipando la prima lezione, Di aver già vissuto durante i nostri momenti di preghiera, in maniera non consapevole, quello che padre Armando descriveva.
 
Questa esperienza, per di più condivisa, ci ha stimolato maggiormente a seguire le prossime lezioni,
 
Desiderando di riconoscere la Sua voce in noi. per avere una relazione più consapevole con Dio.
 
Angela e Silvia

  

 

 

 

 

FdC 89 – Un dono da afferrare al volo… di Micaela Merlino

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Il “Corso Teorico-Pratico di Direzione e Discernimento Spirituale”: un dono da “afferrare al volo”.

Martedì 24 Ottobre presso la Casa di Spiritualità “Beato Pio Bruno Lanteri” a San Vittorino Romano si è svolto il primo incontro del primo anno relativo al “Corso Teorico-Pratico di Direzione e Discernimento Spirituale”, curato e tenuto da P. Armando Santoro omv. Venuta a conoscenza della Scuola di Spiritualità, ho deciso di iniziare a frequentare il percorso di discernimento spirituale come approfondimento della mia esperienza di crescita nella fede, cominciato anni or sono. L’ambiente mi ha subito trasmesso una sensazione di raccolta serenità, mi ha fatto piacere incontrare altre persone per condividere questa esperienza, e la conoscenza di persona di P. Armando ha confermato la sensazione della sua spontanea e fraterna accoglienza, che già avevo avuto durante i nostri contatti informativi per e-mail. 

P. Armando Santoro, Oblato di Maria Vergine, ha una solida formazione nel campo della spiritualità cristiana avendo conseguito un Dottorato in Teologia Spirituale con il massimo dei voti e cum laude presso la “Pontificia Università Gregoriana” di Roma, discutendo una tesi sulla spiritualità del Beato Pio Bruno Lanteri, fondatore dell’Ordine degli “Oblati di Maria Vergine”. 

La “Scuola Teorico-Pratica di Direzione e Discernimento Spirituale Beato Pio Bruno Lanteri” è accreditata dall’Ateneo Pontificio “Regina Apostolorum” di Roma, ed ha come scopo la formazione di persone in grado di svolgere un servizio caritativo di Guide Spirituali e di Direttori di Esercizi Spirituali Ignaziani, cioè relativi alla preziosa eredità spirituale lasciata da quel grande Santo che è Ignazio di Loyola. Si articola in tre anni proponendo ai partecipanti un cammino progressivo di comprensione, studio, riflessione e maturazione spirituale, costruendo insomma le fondamenta sopra le quali erigere un rinnovato e più profondo rapporto personale con Dio Trinità, nella prospettiva di condividere poi questa esperienza trasmettendola ad altre persone. Uno studio serio ha sempre necessità di tempo per poter permettere ai contenuti trattati durante le lezioni di sedimentarsi nell’animo, e di prendervi stabile dimora. Proprio per questo motivo ogni anno sono proposti otto incontri, uno al mese da Ottobre a Maggio, e durante il corso triennale i partecipanti sono anche invitati a partecipare almeno a due corsi intensivi di Esercizi Spirituali, per “mettere in pratica” ciò che è stato appreso durante le lezioni. Ognuna di esse si compone di una parte relativa alle istruzioni date dal docente, e di una parte, altrettanto importante, riservata alla riflessione spirituale personale, che poi viene condivisa con gli altri partecipanti in un clima di fraterna amicizia e di collaborazione. 

Durante la prima lezione il Prof. Santoro ha tracciato in sintesi le componenti fondamentali della Spiritualità Cristiana, tra tutte avendo un posto di rilievo l’azione dello Spirito Santo donato da Dio Padre a Cristo, e da Cristo Risorto a tutti i battezzati, in ogni tempo e in ogni luogo. Si comprende, perciò, che l’azione dello Spirito Santo può variare e di fatto varia da persona a persona, perché Dio elargisce vocazioni diverse a seconda delle differenti persone, chiedendo a ciascuna di mettere a frutto i talenti personali e le sue peculiari risorse. Si può dire che lo Spirito Santo in un certo modo si adegui alla natura umana e psicologica di ogni battezzato, anzi si insinui nel singolo processo umano elargendo gli “abiti spirituali” che caratterizzano la vita di fede. Il docente ha proseguito illustrando la natura e il significato dell’orazione cristiana, riferendosi dapprima alla efficace definizione contenuta nel “Catechismo della Chiesa Cattolica” (n° 2258 e seguenti): “L’orazione è una relazione viva e personale con il Dio vivo e vero”, chiarendo poi un dato fondamentale, cioè che questo rapporto è una relazione d’amore interpersonale. Tale rapporto necessita da parte del cristiano di un vero atto di contrizione, perché a causa dei peccati l’essere umano è sempre bisognoso della misericordia di Dio per potersi riconciliare con Lui. La preghiera, però, non deve essere occasionale, ma tutta l’esistenza del cristiano dovrebbe diventare una “vita di preghiera”, una relazione stabile con Dio in Cristo e nello Spirito Santo. L’importanza della preghiera cristiana, di cui S. Ignazio di Loyola è stato ed è grande maestro, nasce dal fatto che Dio stesso ci ha afferrato nel Battesimo e ci ha trapiantato nel Corpo Mistico di Cristo, perciò noi preghiamo in Cristo, cioè in Dio che è in noi. Infatti è nel Battesimo che, fatti cristiani, riceviamo i sommi doni delle tre Virtù Teologali che ci permettono di relazionarci a Dio Trinità. Si vede, dunque, la grande importanza che Dio stesso riconosce ad ogni persona quale sua creatura, perché le tre Virtù Teologali ricevute nel Battesimo diventano atti della volontà umana con i quali accogliamo Cristo nostro Salvatore, e che ci guidano lungo la strada della perfetta conformazione a Lui. Si è poi dato spazio all’illustrazione dell’importanza dell’Atto di Fede del cristiano, nella comprensione che la vita di ogni persona ha grande importanza per Dio che ama dall’eternità e che ha inviato il suo Figlio per riscattarci dal peccato. La fede accoglie lo Spirito Santo che Dio dona oggi a ciascun cristiano. Poi Padre Armando ha parlato anche delle altre due Virtù Teologali, la Speranza  e la Carità. Riferendosi alla prima ha messo in rilievo l’aspetto fiduciario che la fede deve avere, mentre in relazione alla seconda ha sottolineato la necessità di accogliere Dio con amore  (credere in Lui), e abbeverandosi alla fonte inesauribile del Suo amore, essere sempre capaci di amare. 

Nella seconda parte della lezione il docente ha invece illustrato le caratteristiche fondamentali degli Esercizi Spirituali Ignaziani, che costituiscono un cammino personale guidato alla luce della Parola di Dio. Fondamentale è stato il riferimento a S. Ignazio di Loyola, alla sua particolare vicenda biografica di trasformazione da uomo peccatore a persona che si donò completamente a Dio. Egli capì che il suo cammino di conversione, le riflessioni fatte e le esperienze vissute dovevano essere condivise con altri, anzi con tutti i cristiani, per aiutarli a cercare con successo la via che porta all’incontro con Dio. Il prof. Santoro propone di recuperare la vera modalità spirituale degli Esercizi Ignaziani, che purtroppo a volte vengono proposti in maniere che poco hanno a che fare con l’originale esperienza del Santo. La metodologia di studio è molto articolata e si basa su alcune componenti fondamentali:  lo studio testuale del libro degli Esercizi Spirituali di S. Ignazio; l’approfondimento dell’Autobiografia e delle Lettere scritte dal Santo; la riflessione guidata; la meditazione personale. Nel corso della prima lezione il docente ha illustrato la definizione di Esercizi Spirituali secondo quanto ha scritto S. Ignazio: ogni modo di esaminare la coscienza, di pregare  e di disporre l’anima a liberarsi di tutti gli affetti disordinati, per accingersi, ormai purificati, a cercare e trovare la volontà divina nell’organizzazione della propria vita, a vantaggio della salvezza dell’anima. 

Si è parlato anche della struttura globale degli Esercizi, del loro scopo e dei destinatari. Intensa è stata l’esperienza spirituale che ho sperimentato nella mezz’ora di raccoglimento personale nella Cappella, e molto interessante è stato poi condividere con gli altri le mie riflessioni. Credo che questo corso costituisce un dono prezioso, offerto dallo Spirito Santo a tutti coloro che vogliono maturare una profonda esperienza di rapporto con Dio. Un dono da “afferrare al volo” e da coltivare con impegno e costanza. Essendo appena incominciato, è ancora possibile parteciparvi ascoltando le registrazioni delle lezioni. Gli interessati possono prendere visione del calendario degli altri incontri sul sito web www.casalanteri.it, e contattare Padre Armando che saprà fornire tutte le altre informazioni utili.

Micaela Merlino

  

 

 

 

FdC 89 – Gli appuntamenti di Novembre 2017

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VENERDÌ 10 NOVEMBRE 2017

Ore 16:00
GRUPPO DEI CLASSICI DELLA SPIRITUALITÀ CRISTIANA
diretto da Don Vincenzo Greco [Programma]

SABATO 11 NOVEMBRE 2017

Ore 15:30: E.V.O. 2
Ore 15:30: Gruppo L. e V. O. [Liturgia e vita ordinaria] con Sr Mary Kowalski omvf  [Programma]

 
DOMENICA 12 NOVEMBRE 2017

Ore 9:30: Ritiro spirituale aperto a tutti   
                 Diretto da P. Armando Santoro omv [Programma]

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MARTEDÌ 15 NOVEMBRE 2017

Ore 15:30:
Scuola di Direzione e Discernimento Spirituale – Anno 3°

 
SABATO 18 NOVEMBRE 2017

Ore 15:30: E. V. O. 1

 
DOMENICA 19 NOVEMBRE 2017

Ore 10:00:
Incontro di spiritualità coniugale per sposi e fidanzati con P. Francesco Malara omv, sr Anna Cappellucci omvf e il dott. Stefano Ottaviani,  [Programma]

 
MARTEDÌ 21 NOVEMBRE 2017

Ore 15:30:
Scuola di Direzione e Discernimento Spirituale – Anno 2°

 
 
MARTEDÌ 28 NOVEMBRE 2017

Ore 15:30:
Scuola di Direzione e Discernimento Spirituale – Anno 1°

 
   
   
   

 

 

 

 

FdC 89 – Animati da un grande desiderio… di Francesco & Patrizia

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Martedì 24 ottobre è cominciato il primo anno del corso triennale della “Scuola Teorico‐Pratica di Direzione e Discernimento Spirituale” ed io e mio marito Francesco abbiamo deciso di iniziare a frequentarla.

Ma andiamo con ordine e cominciamo dalle presentazioni: siamo una coppia di sposi che da alcuni anni ha preso a frequentare il Santuario della Madonna di Fatima a S. Vittorino e nel 2015 abbiamo intrapreso il cammino degli EVO, gli esercizi spirituali ignaziani nella vita ordinaria, sotto la direzione di padre Armando.

Eravamo animati da un grande desiderio di discernere con sempre maggior chiarezza il volere di Dio nella nostra vita spirituale sia individuale che di coppia e pertanto dopo ogni incontro mensile ci confrontavamo su quanto avevamo udito. Cresceva così in noi sia la consapevolezza personale che l’unione e l’amore sponsale alla luce dell’amore di Dio, aiutati anche dalla lettura quotidiana del Vangelo del giorno di cui ci scambiavamo le rispettive brevi ma sentite considerazioni.

Il cammino degli EVO, attraverso un percorso di due anni scandito dagli incontri mensili del sabato, ci ha talmente preso e affascinato che abbiamo deciso di compiere, nel settembre 2016, l’esperienza della prima settimana ignaziana come esercizio chiuso, durata quattro giorni: è stato un vero percorso di consapevolezza e purificazione.

Nell’agosto scorso quindi, alla fine del secondo anno degli EVO, io e mio marito abbiamo voluto rafforzare la nostra esperienza vivendo la seconda settimana ignaziana “chiusa” e per noi quei 10 giorni, la seconda tappa richiede infatti un tempo più lungo della prima, sono stati molto intensi e proficui lasciandoci la certezza e la determinazione nel voler seguire meglio Gesù permettendoGli di incarnarsi sempre più nella nostra vita.

Terminato però il percorso degli EVO, ci siamo guardati negli occhi e abbiamo convenuto che non poteva finire così: dovevamo continuare nel cammino intrapreso di approfondimento della vita spirituale attraverso gli esercizi ignaziani.

Naturalmente a questa nostra decisione ha contribuito fortemente l’ascolto di Padre Armando, di cui apprezziamo la grande capacità di comunicare con chiarezza i contenuti e i percorsi della Fede, ma anche la sua bravura e delicatezza nel far risuonare la voce dello Spirito di Amore. Bisogna ricordare inoltre tutto il clima che si vive nella Casa Lanteri e in particolare l’accoglienza e l’affetto delle care Suore.

Quindi eccoci qui ad iniziare questo nuovo cammino, animati dal desiderio di approfondire anche dall’interno la conoscenza degli esercizi ignaziani che tanto hanno contribuito, e confidiamo contribuiranno sempre più, al progresso ed approfondimento della nostra vita spirituale.

Concludiamo con l’augurio rivolto a tutti di poter avviare un vero percorso di crescita spirituale nella consapevolezza della chiamata alla Santità rivolta ad ogni cristiano che si professa tale.

Francesco & Patrizia Pandolfi

 

 

 

 

FdC 89 – La meditazione del mese… di Tania Giovannoli

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  Dalla prima lettera di san Paolo Apostolo ai Tessalonicesi (2,7-9.13).

Fratelli, siamo stati amorevoli in mezzo a voi, come una madre che ha cura dei propri figli. 
Così, affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari.
Voi ricordate infatti, fratelli, il nostro duro lavoro e la nostra fatica: lavorando notte e giorno per non essere di peso ad alcuno di voi, vi abbiamo annunciato il vangelo di Dio. 
Proprio per questo anche noi rendiamo continuamente grazie a Dio perché, ricevendo la parola di Dio che noi vi abbiamo fatto udire, l’avete accolta non come parola di uomini ma, qual è veramente, come parola di Dio, che opera in voi credenti.

 
  Carissimi amici, eccoci già a novembre. 
Le letture che hanno colpito la mia attenzione sono quelle della 31a settimana del Tempo Ordinario, che celebreremo il 5 novembre.In particolare mi ha toccato il cuore lo stile di San Paolo. Come Vangelo troveremo nella stessa Domenica Gesù che descrive scribi e farisei come quelli che “dicono e non fanno” (Mt 23,1-12). Paolo e i primi cristiani lavorano duramente per non essere di peso mentre annunciano il Vangelo, hanno cura di tutti come una madre ha cura dei propri figli… Mi vengono in mente a questo proposito tre considerazioni: la prima, certamente, il poco amore che condisce molti momenti della mia vita, nei quali lavoro più per forza che volentieri, più perché “devo” che perché “amo”, anche nelle opere di apostolato; la seconda è la distanza che metto, i paletti, davanti alle persone che incontro, per non dire le differenze che faccio e invece sono chiamata ad amare tutti, sempre, prontamente, indistintamente; la terza invece è l’immagine di tante persone che il buon Dio ha messo sulla mia strada e che mi hanno amato così, mi hanno fatto sentire loro familiare, amato senza condizioni, veramente di amore puro e disinteressato e nei loro occhi e gesti potevo vedere chiaramente l’amore di Dio. Come vorrei amare anche io così!Il Vangelo di Matteo di cui parlavo sopra viene attribuito spesso ai preti. Oh, quante volte ho sentito persone diffidare dei preti prendendo le parole di Gesù: “Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere” tradotte in modo più pratico: “Fate quello che dicono e non quello che fanno”… Ma che bravi siamo a giudicare chi ha donato tutta la sua vita al Signore… Chi forse si sente un po’ solo o vive nella prova per vari motivi… E noi laici a mettere il nostro carico di giudizio sulle loro spalle, invece di farci vicini, di pregare per loro!

Abbiamo poi dimenticato che nel battesimo siamo anche noi sacerdoti, re e profeti? Quelle parole non riguardano anche me? Non pensava a me Gesù quando le ha pronunciate? Ed ecco che mi tornano in mente gesti, parole non dette di consolazione o dette di giudizio… 

“Affezionati a voi, avremmo desiderato trasmettervi non solo il vangelo di Dio, ma la nostra stessa vita, perché ci siete diventati cari”

Paolo li ama, si è affezionato a loro, non li guarda dall’alto in basso, o come quasi “clienti”, “numeri”, “fardelli”… gli sono cari! Ed ecco addirittura il rammarico di Paolo che, non contento, confessa che avrebbe desiderato fare di più, trasmettere oltre al tesoro del Vangelo di Dio, la sua stessa vita, infuocata, innamorata, folle d’amore… 

Mi vengono in mente le nostre comunità parrocchiali o le nostre famiglie: quante divisioni! Quante prese di posizione! Ed ecco l’invito di Gesù: “Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato”.

E in ultimo, nel saluto, la comunità di Tessalonica che ha saputo accogliere la parola di Dio e crederci sul serio. Possiamo dire lo stesso di noi? Posso dirlo di me?

Ma allora cosa fare? Innanzitutto confidare in Lei, la nostra Mamma Maestra di umiltà, di ascolto, di sequela e chiedere a Lei di aiutarci a desiderare di amare di più, a non accontentarci di insegnare, dare consigli, ma ad ardere  sempre di più, con il fuoco dell’amore appassionato, non dandoci per vinti dalle nostre miserie, ma rialzandoci subito, senza troppo scandalizzarci di noi, conoscendo bene di cosa siamo fatti, per ricominciare in letizia ad amare!

Tania Giovannoli