FdC 90 – La meditazione del mese… di Tania Giovannoli

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Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Tessalonicési (5,16-24).
Fratelli, siate sempre lieti, pregate ininterrottamente, in ogni cosa rendete grazie: questa infatti è volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi. 
Non spegnete lo Spirito, non disprezzate le profezie. Vagliate ogni cosa e tenete ciò che è buono. Astenetevi da ogni specie di male.
Il Dio della pace vi santifichi interamente, e tutta la vostra persona, spirito, anima e corpo, si conservi irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo. Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo!

Carissimi amici, eccoci già giunti al mese di dicembre. Le letture che la Chiesa ci propone in questo mese sono ricchissime (non che ci sia il pericolo che la Parola non lo sia!). Torno oggi dal Fine Settimana Spirituale che c’è stato a Casa Lanteri e porto con me le risonanze di questi giorni, la fede schietta, generosa e sincera dei tre pastorelli Santi, la pedagogia dell’Angelo nell’insegnar loro le preghiere, la testimonianza di tanti fratelli e sorelle e soprattutto degli Oblati di Maria Vergine e delle Oblate di Maria Vergine di Fatima, che hanno reso questi tre giorni speciali. 

La mia attenzione si è fermata sulla Seconda Lettura della Terza domenica di Avvento, detta “in Gaudete”, dalle parole dell’antifona d’ingresso di questa domenica, tratte dalla Lettera ai Filippesi (4,4-5): «Gaudete in Domino semper. Iterum dico: Gaudete!» (Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi!). Di cosa ci invita a rallegrarci? “Il Signore è vicino!” aggiunge l’antifona. In questa domenica, chiamata la “domenica della gioia”, la liturgia prevede, ove presente, il colore rosaceo nei paramenti liturgici, proprio a distinguere questa domenica dalle altre tre, nelle quali il colore è il viola. L’altra domenica in cui è utilizzato il rosaceo è la quarta di Quaresima, in Laetare!

Domenica della gioia dunque, perché il Signore è vicino! 

Siate sempre lieti”. San Paolo ci incoraggia ad essere persone contente, non rassegnate, non tristi, ma liete, di quella gioia che non è vana euforia, ma la gioia di fare la Volontà del Padre, quella gioia profonda, non spumeggiante, ma sincera… Quante volte ho incontrato persone così… Ora che scrivo ricordo una signora che incontrai a Casa Lanteri durante gli Esercizi Spirituali e che, nonostante una vita segnata da profondi dolori ed una malattia incurabile, non potendo partecipare all’Adorazione scrisse a padre Armando un bigliettino da leggere, dove c’era scritto che ringraziava il Signore per tutte le grazie e i doni della sua vita… Che grande testimonianza per me, sempre pronta alla lamentela…

Mi affiorano volti, ricordi, testimonianze semplici, vere e sincere di quello sguardo sereno e puro di coloro che sono pronti ad accogliere il bene e il male con amore e semplicità. Ma si può davvero essere sempre lieti? Dipende forse da ciò che si intende. Non siamo chiamati ad essere maschere di noi stessi, come supereroi esaltati che sono indifferenti a tutto, ai quali tutto scivola, ma uomini e donne tutte orientate a Lui, in tutte e con tutte le loro facoltà: spirito, anima e corpo. 

E come non tornare al Salmo che amavo tanto da bambina che dice: “Sono tranquillo e sereno come bimbo svezzato in braccio a sua madre”. Se so che Lui ama me più dei passeri, più del grano, se so che per me ha creato il mondo, per me ha fatto tutto, fino a morire mentre pensava a me sulla croce, come posso non essere lieta nel Signore? Fiduciosa? 

A rigor di logica fila tutto perfettamente, ma se guardo alla mia realtà crolla un po’ questa logica per lasciare troppo posto alla frustrazione, alla tristezza… ma appena ce ne rendiamo conto, “Nunc coepi”, alla maniera del Lanteri, “Ora ricomincio” “l’ho fatta da quel che sono, non mi meraviglio”… ed ecco il sorriso rifiorire, ecco che tornano i colori e la fiducia. 

Devo fare i conti col fatto che a volte sono un chicco di grano che non vuole morireun pane che non vuole essere mangiato, ma così servo solo ad ammuffire inutilizzata, a marcire, senza dare frutto alcuno. E se ancora mi trovo ad essere titubante ecco l’ultima frase di Paolo: “Degno di fede è colui che vi chiama: egli farà tutto questo!”. Della serie, cara Tania, devi solo fidarti di Me, affidati e lasciami fare… Allora il deserto fiorirà, allora il virgulto germoglierà, allora saranno fatte nuove tutte le cose… e potrò dire con Paolo: “Non sono più io, ma è Lui che vive in me”, che agisce in me. Egli farà tutto questo! Ma ci credi tu?

Ci sarebbero altre mille cose che vorrei scrivere e raccontare, ma già vi ho stancato abbastanza. Vi auguro e mi auguro un avvento così: gioioso in, con e per Lui, teneramente uniti alla nostra Mamma Celeste che ci insegnerà l’attesa, la gioia, la trepidazione, l’accoglienza, il silenzio, la fede… Ci presti Lei il Suo sguardo di Mamma, Sposa, Figlia, Moglie, Amica, Sorella, Vicina di casa,  verso tutti coloro che abbiamo intorno, per ricondurli a Lui. 

Buon Natale amici cari!

Tani Giovannoli