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FdC 89 – Pensiero eucaristico del mese… di Père Jérôme

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Padre Jérôme (Jean Kiefer) nacque il 17 luglio 1907, a Rodi.  Suo padre era ingegnere a Istanbul, presso il sultano.  Nel 1912 sua madre (che era protestante) morì al Cairo. La famiglia allora rientrò in Svizzera, paese d’origine.  
Alla morte del padre egli si stabilì a Friburgo, dove si diplomò ingegnere agronomo nel 1927 alla Scuola Internazionale di agricoltura (a Grange-neuve). Ricevette dai Gesuiti la sua prima formazione.  Nel monastero trappista di Sept-Fons (in Francia) entrò l’8 dicembre 1927, mentre era Abbate Dom J-B.Chautard.  Divenne Professo nel 1931 e Sacerdote nel 1936.  Dal 1939 fino alla morte (con una interruzione dal 1967 al 1969, dovuta a un tumore) esercitò importanti incarichi di amministrazione, e insegnò filosofia e teologia ai monaci.  Si occupava dei campi;  era a disposizione degli ospiti, soprattutto sacerdoti. È morto la mattina del 29 gennaio 1985.  È stato un grande maestro di preghiera e di vita spirituale e monastica.
Ringraziamo P. Yves Morin omv per la traduzione del testo.
La necessità dei mutui scambi

L’amicizia richiede mutui scambi, esige che il nostro amico possa disporre di tutto ciò che si possiede. In genere si pensa prima di tutto ai beni materiali, ma noi mettiamo piuttosto la primo posto le ricchezze interiori, tutto ciò che affina la nostra sensibilità, tutto ciò che sviluppa il nostro spirito, tutto ciò che nobilita il nostro cuore, perché un amico non saprebbe accettare che la personalità del suo amico sia meno provvista di beni e meno espansa della propria. Ognuno dei due vorrebbe che l’amico possieda più risorse interiori di quelle che possiede lui stesso, perlomeno non meno. È per questo che invita l’altro a venire e servirsi.

Inoltre l’amicizia spinge ogni partner al progresso intellettuale e spirituale. Vale di più, infatti, coltivare costantemente il proprio capitale perché la persona che si ama vi possa attingere ugualmente. E ciascuno può incoraggiare i progressi dell’amico, poiché saranno messi in uso comune.

Poiché l’amicizia esige scambi, ne consegue che tra due amici il più dotato ami di più e meglio. Infatti negli scambi mutui ciò che costui porta è di più grande qualità. Sulla tavola sulla quale due amici mangiano ogni giorno, gli alimenti migliori e più abbondanti sono serviti da lui. A lui tocca mettere perfezione, conosciuta da lui solo e in più regalata nei gesti ai quali l’amico meno dotato non darà importanza e poca attenzione. Al più dotato dei due tocca ancora proteggere l’amicizia dalla fragilità, compensare ciò che l’altro non mette, sovralimentare ciò che tende a disseccarsi o esaurirsi. In fondo l’amicizia poggia sul più fine dei due amici; sul meglio dotato in rapporto alla sensibilità, al cuore e all’intelligenza. Poggia sul più maturo dei due, il più riservato anche. Poiché lui conosce meglio il prezzo dell’amicizia può far di questa la sua opera, il suo capolavoro. 

Ora qui si tratta dell’amicizia divina, le caratteristiche che ho fatto appena notare, le ritroveremo in quest’amicizia. In primo luogo accordiamo al nostro grande Dio la superiorità in tutto, dunque il ruolo essenziale, ma segreto, quello dell’amico più fine, più dotato. Dio ha fatto nascere per bontà la sua amicizia con Lui; saprà con la sua onnipotenza mantenerla, svilupparla. Si curerà di allontanare i pericoli che la minacciano, brusche rotture o stanchezza progressiva.

Le cose devono succedere così durante i nostri tempi di preghiera. La mano che ci riporta o ci trattiene nell’orazione perché non l’abbandoniamo è quella dell’amico più amante di noi, perché più fine di noi.

Quali scambi ci sono tra Dio e noi? quali sono i beni divini che Lui mette a nostra disposizione a titolo di amicizia? Bisognerebbe rispondere con un’enumerazione che necessiterebbe di previe distinzioni. Ma lasciamo questo e menzioniamo soltanto un dono che si colloca in questa soprannaturale amicizia, il dono per eccellenza, l’Eucaristia. 

All’attivo dell’amicizia che Dio ci rivolge, non bisogna mettere al di sopra di tutto l’Eucaristia, dono di Dio, dono che è Dio?

Facciamo un po’ di teologia davanti al tabernacolo. Credo con tutta la mia anima al grande mistero della nostra fede: il Corpo, il Sangue, l’Anima e la Divinità di Gesù Cristo, Figlio di Dio, offerto, ricevuto, presente. Offerto durante il sacrificio della Messa, ricevuto con la Comunione, presente realmente e permanentemente nel tabernacolo. Offerto per la mia salvezza e la salvezza del mondo; ricevuto per prepararmi alla vita eterna; presente in permanenza per l’amicizia e per i necessari aiuti. Queste tre funzioni dell’Eucaristia si richiamano le une alle altre. Ognuna in rapporto alle altre due non è inferiore. Queste tre sono ugualmente giustificate e ugualmente necessarie. Colui che non sa quale rischio lo aspetta al termine della vita presente, sottostima l’offerta salutare del Corpo di Cristo; colui che non ha il senso della propria debolezza e della propria solitudine snobba la comunione al Corpo di Cristo; colui che non sa che Dio lo ama, trascura la presenza permanente di Cristo nel tabernacolo. A me piace riconoscere il nostro Salvatore in questi tre aspetti del suo grande mistero. Nell’Eucaristia credo con uguale certezza nella Vittima offerta, nel Pane ricevuto, nell’Amico presente. L’offerta, il nutrimento, la Presenza: tre usi di uno stesso dono in vista della mia salvezza e della salvezza del mondo.

Nutrimento: il primo effetto della Comunione sacramentale è di conferire all’anima la forza di produrre immediatamente atti d’amore per Dio non necessariamente con facilità sensibile, come sempre nella vita spirituale bisogna fare degli sforzi, ma nei momenti che seguono la Comunione i nostri atti saranno più validi perché più aiutati. Quel non senso di buttare al vento e lasciare alle correnti d’aria questi momenti, i migliori per la preghiera di unione, i momenti durante i quali la nostra preghiera ha più grande possibilità di essere realmente unitiva, indipendentemente, lo ripeto, da qualsiasi euforia sensibile. A nostro Signore ricevuto come cibo, la mia preghiera dirà sotto una forma o un’altra: «Amami più di quanto ti amo, dammi più di quanto ti dono, nutrimi fortemente per sostenermi fortemente durante tutto questo giorno».

Presenza reale permanente: è precisamente perché nel tabernacolo Dio non appare che il fedele deve rendere testimonianza della sua presenza, la testimonianza dell’adoratore deve rispondere al silenzio di Dio. Come risultano importuni tutti quelli che amano pregare davanti al tabernacolo quando nel mondo si proclama con i tamburi la morte di Dio! In ogni modo quelli che adorano nell’Eucaristia un Vivente, sono loro stessi ben viventi e io voglio essere di loro. Che gli eventi e gli accidenti di questo mondo non intralcino la nostra facilità di nutrirci dell’Eucaristia e di rendere il nostro culto al divino Corpo di Cristo, alla sua Presenza reale permanente. Ecco tutto ciò che aspetto dalla storia contemporanea e dalla sua evoluzione. Ecco anche ciò che auguro a beneficio di tutti gli uomini. In ordine di importanza le conquiste del progresso sociale e scientifico vengono ben dopo.

L’amicizia comporta sempre una parte riservata al solo amico ad esclusione di qualsiasi altra presenza, questo risulta dalla profondità degli scambi mutui. L’amicizia è dunque necessariamente, da una parte, un mondo chiuso. In questo si distingue dal cameratismo. Ora questa legge regge ugualmente l’amicizia dell’uomo con Dio: quest’amicizia comporta necessariamente una parte di unione personale che niente di comunitario potrà mai soppiantare. Nello stesso modo, nell’amicizia che scende da Dio verso l’uomo, c’è sempre una parte incomunicabile agli altri, la qualità stessa dell’amicizia esige questa riserva, tanto più quando questa qualità ci avvicina all’infinito. Poiché alcune realtà non cambiano mai natura: un tesoro sarà sempre il bene proprio di colui che sa dove si trova e come raggiungerlo, un grande e vero amore andrà sempre da un unico ad un altro unico. Anche quando un unico oggetto dev’essere di tutti, come succede quando si ama Dio, anche in quel caso il mio amore per Dio è strettamente mio. È Dio stesso è mio.

L’offerta: Ma dopo tutto questo cosa diamo a Dio? Se occorrono scambi mutui, dove sta la nostra parte, la parte che portiamo in virtù della quale ci sarà finalmente reciprocità?

Cosa diamo a Dio? Nulla che prima non abbiamo ricevuto. Dio infatti è il nostro Creatore, e la sua azione necessaria si espande in noi e attraverso di noi, persino nel minimo slancio dell’anima. D’altronde, se ci tenete, e perché non siate troppo delusi, diciamo che diamo qualcosa a Dio: la scelta che noi facciamo di Lui come Bene supremo e come Amico. Per la verità questa scelta l’abbiamo ricevuta liberamente in virtù della sottile onnipotenza della Causa primordiale. È tutto!

Non pensate però che questa piccola scelta, questo piccolo dono che versiamo nel fondo comune dell’amicizia sia poca cosa. Se volete considerarlo immaginate queste due ipotesi: durante cinquant’anni vivere fianco a fianco con qualcuno che vi ha veramente scelto con la tenerezza del proprio cuore; o vivere nelle stesse condizioni con chi vi esclude totalmente. Fate bene la differenza e misurerete ciò che rappresenta la scelta che fa un cuore umano. Questa scelta nessuno la può ottenere da noi se non la facciamo spontaneamente. Ora vogliamo riportare questo su Dio! Ancora una volta trovo qui una giustificazione dell’orazione contemplativa. Poiché quando si è scelto Dio, si conserva il proprio tempo per Dio e quante eliminazioni questa scelta porterà in seguito; preferenza che si ammette a spese delle proprie preferenze. Chi si lascia prendere dall’ingranaggio della preghiera contemplativa lo accetta volentieri; lo accetta volentieri perché ha scelto Dio. Ma, in mancanza di questa scelta, ad alcuni cuori umani, la vita sembrerebbe vuota.

 

 

 

 

FdC 89 – Il Gruppo dei Classici della Spiritualità al via… di Micaela Merlino

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I “Classici della Spiritualità Cristiana
Al via il corso su “Il Libro” della Beata Angela da Foligno 
a cura  di Don Vincenzo Greco 

Il 24 Ottobre 2017 presso la Casa di Spiritualità “P. Pio Bruno Lanteri” a San Vittorino Romano, ha preso il via, come di consueto, il corso sui “Classici della Spiritualità Cristiana” che quest’anno è condotto dal Prof. Don Vincenzo Greco della Diocesi di Terni, licenziato in Teologia Spirituale alla “Pontificia Università-Pontificio Istituto di Spiritualità Teresianum” di Roma e Dottorando in Teologia presso la “Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale” di Napoli.

Il Prof. Greco propone lo studio della Beata Angela da Foligno figura straordinaria della mistica del XIII secolo, che il 9 Ottobre 2013 è stata proclamata Santa da Papa Francesco. Angela nacque nel 1248 a Foligno, nella prima parte della sua vita fu sposa e madre, e purtroppo sperimentò a più riprese il dramma personale del peccato. Poi ad un certo punto della sua vicenda biografica, e precisamente verso la fine del 1285 all’età di 37 anni, si convertì ad una vera vita cristiana. Colpita da gravi lutti familiari quali la morte della madre, del marito e dei figli, considerò questi eventi come una forte chiamata di Dio per dedicarsi veramente con tutta sé stessa ad una relazione spirituale sempre più profonda con Lui, libera dai “legacci” della realtà mondana. Nel 1291 fece la professione della Regola dei fratelli e delle sorelle dell’ “Ordine della Penitenza”, e in quello stesso anno per una speciale Grazia concessale da Dio iniziarono le sue esperienze mistiche, mentre si trovava ad Assisi all’interno della Basilica di S. Francesco.

In particolare negli incontri verrà letta ed approfondita l’opera che va sotto il nome di “Il Libro”, che si compone di due parti il “Memoriale”e i “Documenti”. Il “Memoriale” fa appunto memoria delle fasi salienti della vita di Angela, e soprattutto dei “passi”, cioè dei vari gradi del suo itinerario di conversione, che la portò anche all’unione mistica con Dio. Invece i “Documenti” sono una raccolta di lettere, discorsi e pensieri sulle esperienze mistiche della Santa. Questa seconda parte contiene anche la Notificazione della morte della “poverella”, avvenuta il 4 gennaio 1309, e un Epilogo steso da un autore ignoto. Bisogna tenere presente che il libro non fu materialmente scritto da Angela, che pure possedeva sufficiente cultura, bene raro per le donne del suo tempo, ma fu da lei dettato a vari redattori, tra i quali spicca la figura di frate Arnaldo.

La metodologia proposta come approccio al testo ha come punti cardini la lettura guidata di alcuni brani del “Libro”, uno spazio dedicato alla riflessione personale dei partecipanti, infine la condivisione delle varie impressioni riguardo a ciò che è stato letto insieme. Nel corso della prima lezione Don Vincenzo Greco, dopo aver presentato in sintesi la biografia della Santa, si è soffermato ad illustrare il contenuto del “Libro”, ha chiarito l’articolazione della prima e della seconda parte, ed ha parlato del senso e  del valore complessivo dell’opera. Inoltre ha riflettuto sul fatto che leggere un testo scritto da una mistica, o da un mistico, richiede particolare attenzione e quasi riverenza, perché significa poter avere accesso al suo “diario segreto”, penetrare nell’intimità della persona e prendere coscienza delle tante Grazie che Dio le ha concesso.

Anche se l’esperienza spirituale di Angela da Foligno risale a tanti secoli fa, e si è verificata in un contesto storico e socio-culturale così diverso da quello contemporaneo, è sempre attuale e sempre in grado di porgere insegnamenti di autentica vita cristiana, perché è stata vivificata e resa feconda da quello stesso Spirito di Cristo Risorto, che ha operato e continua ad operare in ogni cristiano di qualsiasi epoca. Angela esemplifica uno dei tanti personalissimi modi di come una creatura, prepotentemente chiamata ad un certo punto della sua vita ad una profonda relazione con Dio, risponde alla vocazione che Dio stesso ha voluto per lei. Il suo itinerario spirituale si compone di sei fasi, tra cui spicca soprattutto la “via della Croce”, tanto che si può dire che la vita stessa di questa grande Santa si compendia proprio nella “Teologia della Croce”. La lettura del testo è iniziata dall’Epilogo scritto da un autore ignoto, perché questo mette in risalto più di tutti il grande valore dell’esperienza di questa donna, che veramente dopo anni oscurati dai peccati si donò a Dio con umiltà e fervore, per fare in tutto la Sua volontà.  Una donna laica, intelligente, sensibile, colta, e soprattutto fededegna riguardo alle sue esperienze mistiche, meritevole di rispetto e di ammirazione.

Poi la lettura è proseguita dal primo all’ ottavo “passo”, nei quali Angela descrisse la sconvolgente esperienza di una progressiva presa di coscienza dei suoi reiterati peccati, del suo grande dolore ma anche del suo fermo proposito di donarsi da allora in poi a Dio, fino ad arrivare al gesto simbolico, fatto davanti alla croce, di spogliarsi delle vesti. Angela da Foligno fu una  “madre spirituale” per tante persone della sua epoca, ma anche per noi oggi, perché le sue parole tradotte in scrittura continuano ad additare un itinerario di conversione che non passa solo, o necessariamente, attraverso il godimento di doni mistici, ma che ha per ingrediente fondamentale l’abbandono incondizionato della persona al potere performativo dello Spirito di Cristo Risorto, proprio come ha fatto lei. Il testo de “Il Libro” è proposto nella versione curata dallo studioso Sergio Andreoli, pubblicata dalle Edizioni San Paolo.

I prossimi incontri si svolgeranno un venerdì al mese dalle ore 16.00 alle ore 19.00, ed essi intendono essere anche un ulteriore approfondimento di tematiche spirituali, affiancato al corso triennale teorico-pratico di “Direzione e Discernimento Spirituale” tenuto dal Prof. Don Armando Santoro. Il calendario dei prossimi incontri è pubblicato nel sito web www.casalanteri.it.

Micaela Merlino

 

 

 

FdC 89 – L’Editoriale di P. Armando Santoro omv

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Carissimi Amici di Casa Lanteri,
eccoci a novembre! Ottobre è volato via con la partenza del treno delle nostre attività ordinarie. abbiamo solo da ringraziare il buon Dio che anche quest’anno ha benedetto le nostre iniziative.

Il 7 ottobre abbiamo presentato la proposta del cammino ignaziano degli Esercizi Spirituali nella Vita Ordinaria [E.V.O] e sabato 28 abbiamo avuto il solenne inizio del cammino con la partecipazione di una ventina di esercitanti che vedete nella foto sotto.

Bell’inizio anche del ritiro spirituale mensile che ha visto un nutrito gruppo di partecipanti come vedete nella foto sotto.

Chi volesse può ascoltare le registrazioni del ritiro cliccando qui.

Sabato 14 è partito pure alla grande il Gruppo Liturgia e Vita Ordinaria [L.eV.O.] guidato da sr Mary Kowalski omvf [foto sotto].

Domenica 22 è stata la volta del Gruppo Famiglia che quest’anno ha acquisito l’apporto competente e appassionato di P. Francesco Malara omv che da luglio è membro della nostra Comunità OMV di S. Vittorino e insieme a Sr Anna Cappellucci omvf e il dott. Stefano Ottaviani conduce questo Gruppo.

C’era un bel gruppo di famiglie, ma (sich!) purtroppo si è dimenticato di fare la foto ricordo.

Martedì 24, prima lezione della Scuola di Discernimento e Direzione Spirituale che quest’anno ha ricevuto l’accreditamento ufficiale presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma. Alla Scuola si può partecipare anche on line ed erano presenti un bel numero di studenti, come potete vedere sotto, tra cui tre sacerdoti: Deo gratias!  schermata-2017-10-23-alle-17-49-18

Di questa Scuola ci parlerà in un suo articolo la nostra nuova amica Micaela Merlino che ci ha regalato anche un altro articolo sull’inizio del Gruppo dei classici della Spiritualità  [foto sotto] che quest’anno viene diretto dal nostro nuovo amico don Vincenzo Greco della Diocesi di Terni. Chi volesse ascoltare le registrazioni dell’incontro lo può fare cliccando qui.

Quest’anno abbiamo anche un’altra novità, infatti oltre alla presenza di P. Francesco Malara, abbiamo con noi per tutto l’anno accademico 2017/2018 don Raffaele Baccari dell’Arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia, compaesano e amico di P. Carlo Rossi omv. Don Raffaele si fermerà con noi per completare i suoi studi di licenza presso l’Università Lateranense: Benvenuto don Raffaele!

Concludo raccomandandovi alla partecipazione del FINE SETTIMANA SPIRITUALE che avrà luogo da venerdì 24 a domenica 26 novembre prossimi che avrà come tematica il CENTENARIO DELLE APPARIZIONI DELLA VERGINE SANTA A FATIMA [Programma].

Ora vi lascio alla lettura degli altri articoli, ma non prima di avervi chiesto una preghiera per questo povero prete che da venerdì 3 novembre a sabato 11 novembre farà i suoi Esercizi Spirituali annuali presso la Casa Provincializia OMV a Foligno. Pregate perché possa rinnovarmi nello Spirito. Se questo avverrà, i primi a beneficarne sarete proprio voi!

Dio vi benedica tutti!

P. Armando omv

 

 

 

 

FdC 89 – La pagina di P. Carlo Rossi

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Carissimi Amici di Casa Lanteri,
lo Spirito di Santità illumini e riscaldi i nostri cuori!

Come sempre, il mese di novembre si apre con la Solennità di Tutti i Santi, che precede la Commemorazione dei Fedeli Defunti, e, insieme, ci indicano l’orizzonte del nostro pellegrinaggio terreno.

È un invito ad alzare i nostri sguardi, per contemplare la Gerusalemme Celeste, la città verso cui tutti siamo incamminati. E in questo cammino non siamo soli: i nostri fratelli Santi sono accanto a noi, non solo per soccorrerci nelle nostre necessità, per cui spesso ne invochiamo l’aiuto; ma soprattutto per sostenerci ed illuminarci sul senso stesso della nostra vita.

Nella nostra mente e nel nostro cuore dovrebbero risuonare con maggior forza le parole di Gesù: “A che serve all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima?

Il Signore ci ricorda che la situazione nella quale viviamo è provvisoria e che il nostro stesso modo di vivere dipende dal fondamento che uno sceglie, dipende dal tipo di ricchezza in cui uno crede. Capiamo meglio, allora, la Beatitudine, la gioia che Gesù proclama per i poveri in spirito, per coloro, cioè, che pongono la loro sicurezza, la loro fiducia, la loro speranza solo in Dio. È da questo fondamento che derivano tutte le altre beatitudini, l’invito ad avere in noi gli stessi sentimenti di Cristo, a coltivare gli stessi gusti del nostro Dio.

E se gli altri non ci capiscono, ci disprezzano e ci perseguitano? Come comportarci?

Risponde ancora una volta Gesù: “Beati i perseguitati per la giustizia, perché di essi è il regno dei cieli”.

I nostri fratelli Santi hanno testimoniato con la vita la verità di questa Parola e, anche nelle contrarietà, nelle sofferenze e persecuzioni che hanno dovuto sopportare, hanno continuato a credere, a sperare, ad amare, pregando per i loro stessi persecutori, sull’esempio e con la forza del nostro unico Maestro e Signore.

La loro e la nostra forza è nell’assicurazione che Gesù fa ai suoi discepoli: “Vi ho detto queste cose, perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena!”.

Chiediamo a Maria SS.ma, Regina di tutti i Santi, che ci aiuti a custodire questa Parola nel nostro cuore e a camminare serenamente verso l’Eternità. Ricordiamoci anche di pregare per i nostri fratelli defunti ancora in cammino verso la piena purificazione, perché entrino presto a far parte della Beata schiera dei Santi, così che preghino a loro volta per tutti noi.

Con grande affetto

p. Carlo omv

 

 

 

FdC 89 – Foglio di Collegamento di Novembre 2017

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FdC 88 – Testimonianze dagli Esercizi Spirituali

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S. Ignazio di Loyola. Un uomo che ti spiazza!
di Maria Antonietta Ippoliti

Parlare di Esercizi Spirituali a quasi 70 anni sembra ridicolo: ormai che vuoi più imparare? i giochi sono fatti! eppure curiosità e fiducia che qualcosa potesse ancora sorprendermi mi hanno spinto a partecipare al Corso di Esercizi guidato da P. Santoro.

   

Ho fatto bene a partecipare anche se sento che devo riordinare le "carte" della mia vita, un bell'impegno! Da laica praticante ed aspirante a una qualche conoscenza che vada oltre l'omelia domenicale e le Lectio divine riconosco che Sant'Ignazio di Loyola oltre ad essere un Maestro che ti introduce nel Cuore di Gesù è anche un grandissimo  conoscitore dell'animo umano! Ti spiazza anche davanti alle migliori resistenze! Certamente P. Santoro è stato un suo allievo ora maestro mirabile. La Prima Settimana è un'introduzione al Corso, ma già si avverte che oltre quella "porta" che si è aperta c'è di più, si vive allora una trepidazione mista tra ansia e "voglia di Dio" che ti spinge a continuare.

Gli Esercizi Spirituali di Sant'Ignazio di Loyola dovrebbero, a mio modestissimo parere, essere divulgati fra i laici molto di più,  specie in questa epoca, dove convivono contraddizioni come: mancanza di valori forti e ricerca di consapevolezza del senso della vita.

Un ultimo pensiero va alla nostra amatissima Nostra Signora di Fatima che ispira, protegge e guida coloro che seguono gli Esercizi nel suo Santuario di San Vittorino.

Ringrazio e saluto P. Armando!
                                                                                             Maria Antonietta

   

Qualcosa che non si può descrivere…
di Fr. Giuseppe Ambrosio
Missionari della Divina Redenzione

Quando ci è stato chiesto di scrivere qualche parola sul “Corso di Esercizi spirituali ignazianti” svoltisi dal 4 al 9 settembre 2017 presso “Casa Pio Bruno Lanteri” in San Vittorino (RM), ci siamo subito detti che era qualcosa di difficile.

   

Infatti, un’esperienza spirituale, come quella che si ha la possibilità di vivere un una settimana trascorsa nel silenzio, nella meditazione della Parola di Dio, col sostegno fraterno e amicale dell’“equipe” guidata da Padre Armando Santoro omv, è di certo qualcosa che non si può descrivere ma va vissuta in prima persona.

Un’esperienza che fa tacere le labbra per affinare gli altri sensi: quello della vista, per accorgerti del fratello che è accanto a te; quello dell’udito, così da permetterti di ascoltare il cuore più del rumore; il senso del tatto che è chiamato a sfogliare le pagine della Sacra Scrittura più che scorrere su un “mouse” oppure una “tastiera”; un’esperienza che rende sobria la mensa per riscoprire ciò che davvero è essenziale per la propria vita; una settimana dove si spegne il cellulare ed il computer per restare “aggiornati” solo sulla “buona notizia” che il Vangelo di Gesù Cristo vuole raccontare alla tua vita; una settimana, dove anche i piedi si fermano per imparare a “restare” davanti a “Gesù-eucarestia”, magari riscoprendo quel desiderio di “stare con Lui” (Mc 3,14).

In questa Prima Settimana di Esercizi Spirituali ignaziani, siamo stati aiutati da un’icona, quella di Pietro afferrato per la mano mentre affondava nelle acque, e grida a Gesù: “Signore salvami! (Mc 14,30), un’esclamazione che spesso è scappata anche sulle nostre labbra, quando crediamo di poter affrontare la vita senza coinvolgere Dio, che invece è colui che ce l’ha donata e più di chiunque altro è pronto ad afferrarci per donarci il coraggio necessario per viverla in pienezza!

Fr. Giuseppe Ambrosio MDR

 

   

 

   

 

 

 

 

FdC 88 – Pensiero eucaristico del mese… del card. Albert Vanhoye

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Card. Albert Vanhoye, Pietro e Paolo. Esercizi spirituali biblici, Edizioni Paoline

Ultima cena e carità

Durante la sua vita, Gesù assumeva spontaneamente l’atteggiamento filiale di amore riconoscente, un atteggiamento che corrisponde alla sua situazione di Figlio: il Figlio riceve tutto dal Padre e lo riconosce con gioia e gratitudine. I vangeli riferiscono diversi casi in cui Gesù rese grazie in pubblico; si tratta regolarmente di situazioni nelle quali noi non avremmo mai pensato di ringraziare Dio, perché erano situazioni di mancanza, di sconfitta o di lutto. Un situazione di mancanza, di carestia, è quella che precede la moltiplicazione dei pani: ci sono cinquemila persone da sfamare e cinque pani a disposizione, che sono in realtà piccole focacce piuttosto che pani. Non sembrerebbe proprio il caso di rendere grazie, ma in questa situazione di carestia, Gesù comincia col ringraziare e poi distribuisce: inaspettatamente i pochi pani bastano per saziare tutti, anzi c’è sovrabbondanza. In un’altra occasione, Gesù era stato criticato; la sua predicazione non era stata accolta dalla gente perbene, dai sapienti, dagli intelligenti: Gesù rende grazie al Padre, perché è piaciuto al Padre fare la rivelazione ai piccoli e non a loro (cf Mt 11,25). Un’ultima volta – è la più impressionante –, davanti alla tomba del suo amico Lazzaro, Gesù fa aprire il sepolcro e prega dicendo: «Padre, ti rendo grazie, perché mi hai ascoltato» (Gv 11,41). Una preghiera completamente inaspettata in un momento in cui l’esaudimento non si è ancora manifestato e sembra impossibile.

Quando gli Apostoli nell’Ultima Cena Lo hanno sentito rendere grazie, hanno visto questo come un fatto normale e hanno capito il primo significato di quelle parole: «Padre, ti benedico per questo pane che mi dai, Tu che sei creatore di ogni cosa, la sorgente di ogni vita, Tu che nutri generosamente tutte le tute creature; ti rendo grazie per questo vino, simbolo del tuo amore, con il quale rallegri il cuore degli uomini; ti rendo grazie perché posso continuare il movimento della tua generosità, distribuendo ai miei fratelli questo pane e questo vino». Questo potevano capire i discepoli. Gesù stesso però sapeva benissimo ciò che stava per dire e per fare nel momento immediatamente successivo: sapeva che il pane non sarebbe rimasto pane ordinario, cibo materiale, che il vino sarebbe stato trasformato in sangue d’alleanza. Gesù vede che il Padre gli dà la possibilità di un dono incomparabilmente più grande, più sostanzioso, più generoso: il dono del pane celeste per comunicare la vita divina e quello del vino dell’alleanza per stabilire la comunione. Gesù aveva annunziato questo dono del Padre nel discorso sul pane della vita dicendo: «Non Mosè vi ha dato il pane dal cielo, ma il Padre mio vi dà il pane dal cielo, quello vero» (Gv 6,32). Per Gesù, il primo aspetto dell’Eucaristia non è quello di essere un dono suo ai discepoli, bensì un dono del Padre celeste:  «Il Padre mio vi dà il pane dal cielo». Gesù ne è consapevole, non pretende di avere Lui l’iniziativa di questo don meraviglioso, ma rende grazie: «Ti rendo grazie, Padre, perché per mezzo di questo pane, che ho nelle mie mani, Io stesso diventerò pane per la via del mondo. Ti rendo grazie di averMi dato un corpo che posso trasformare in cibo spirituale, di averMi dato il mio sangue che posso trasformare in bevanda spirituale, di averMi dato un cuore pieno di amore, che desidera ardentemente fare questo dono completo di Me stesso per stabilire la nuova alleanza» Questo è il senso del ringraziamento di Gesù.

Egli aveva detto: «Il pane che Io darò è la mia carne per la vita del mondo» (Gv 6,51). L’Eucaristia è un dono per la vita del mondo. Gesù dunque non limita il suo sguardo al piccolo gruppo che gli sta attorno, ma dice agli Apostoli: «Fate questo in memoria di Me», pensando a tanta altra gente. Il suo ringraziamento si trova quindi all’origine di una nuova moltiplicazione del pane. Anche se non ha luogo subito, questa nuova moltiplicazione è meravigliosa ed è più importante della moltiplicazione dei pani nel deserto il cui vero scopo era proprio di annunziare la moltiplicazione del pane eucaristico. Quindi Gesù, rendendo grazie, pensa a questa distribuzione illimitata: «Padre, mi unisco a Te con immensa gratitudine, perché Tu fai di Me il pane vivo, dato per la vita del mondo, infinitamente moltiplicabile a profitto di tutti».

Se ora paragoniamo il ringraziamento dell’Ultima Cena con quello che Gesù aveva fatto davanti alla tomba di Lazzaro, a prima vista appaiono grosse differenze: da una parte, una preghiera fatta all’aperto, davanti ad una tomba; dall’altra un pasto preso insieme all’interno del Cenacolo. Sembra che non ci sia alcun rapporto. Però, se riflettiamo un po’ troveremo che in tutti e due i casi si tratta di affrontare la morte e di vincerla. Nel primo caso, Gesù deve affrontare la morte del suo amico Lazzaro; nel secondo, invece, affronta la propria morte, e in entrambi i casi Egli rende grazie prima della vittoria. Questo è impressionante e molto significativo. Davanti alla tomba di Lazzaro, Gesù dice: «Padre, ti ringrazio perché mi hai ascoltato» (Gv 11,41). Gesù, prima del miracolo è sicuro di essere ascoltato dal Padre e di ottenere quindi la vittoria sulla morte dell’amico. Similmente, nell’Ultima Cena Gesù ringrazia prima della morte, perché ha la certezza che il Padre gli darà la vittoria sulla morte:«Padre, ti rendo grazie, perché so in anticipo che mi dai la vittoria sulla morte, per me e per tutti. Ti rendo grazie, perché Tu metti nel mio cuore tutta la forza del tuo amore, capace di vincere anche la morte, trasformandola completamente in occasione del dono più completo e perfetto di Me stesso. Grazie alla forza di questo amore, il mio corpo diventerà, per mezzo della morte, il pane della vita e il mio sangue diventerà sorgente di comunione, sangue di alleanza. Tutti potranno usufruire di questo dono, per mezzo dell’Eucaristia. Per questo Padre, ti rendo grazie». Vediamo che è un rendimento di grazie che ha motivi molto forti e profondi: Gesù in anticipo ringrazia per la sua vittoria sulla morte. Come ho detto, Gesù ha capovolto il senso della morte: di un evento tremendamente negativo ha fatto un evento quanto mai positivo, e l’ha potuto fare proprio perché ha reso grazie, perché, cioè, Egli si è aperto completamente, con amore filiale riconoscente, alla forza di amore che veniva dal Padre ed era capace di questa stupenda trasformazione. Possiamo dire che tutto il mistero pasquale dipende da questo primo momento del rendimento di grazie, che apre l’essere umano di Gesù all’amore che viene dal Padre e quindi gli mette in moto la straordinaria trasformazione dell’evento.

 

 

 

 

FdC 88 – La meditazione del mese… di Tania Giovannoli

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Dal Vangelo secondo Matteo (22,1-14)

…«Il regno dei cieli è simile a un re, che fece una festa di nozze per suo figlio. Egli mandò i suoi servi a chiamare gli invitati alle nozze, ma questi non volevano venire. Mandò di nuovo altri servi con quest’ordine: Dite agli invitati: “Ecco, ho preparato il mio pranzo… venite alle nozze!”. Ma quelli non se ne curarono e andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari; altri poi presero i suoi servi, li insultarono e li uccisero. Allora il re si indignò: mandò le sue truppe, fece uccidere quegli assassini e diede alle fiamme la loro città. 

Poi disse ai suoi servi: “La festa di nozze è pronta, ma gli invitati non erano degni; andate ora ai crocicchi delle strade e tutti quelli che troverete, chiamateli alle nozze”. Usciti per le strade, quei servi radunarono tutti quelli che trovarono, cattivi e buoni, e la sala delle nozze si riempì di commensali. 

Il re entrò per vedere i commensali e lì scorse un uomo che non indossava l’abito nuziale. Gli disse: “Amico, come mai sei entrato qui senza l’abito nuziale?”. Quello ammutolì. Allora il re ordinò ai servi: “Legatelo mani e piedi e gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti”.

Perché molti sono chiamati, ma pochi eletti».

 

Carissimi Amici di Casa Lanteri,

con gioia ho accolto l’invito di padre Armando di condividere con voi le mie povere riflessioni sulla Parola. Il Vangelo su cui mi sono soffermata è quello della 28a domenica del Tempo Ordinario, che celebreremo il 15 ottobre. In verità da bambina questo Vangelo non mi piaceva per niente… proprio non riuscivo a capire questa parabola. Ricordo che pensavo: “Signore, ma forse quell’uomo non lo aveva l’abito, o forse è venuto così in fretta che non ha fatto in tempo a cambiarsi”… e non riuscivo a capire nemmeno la “vendetta” di questo re che fa uccidere gli assassini… mi tornava in mente il segno sulla fronte di Caino.

Prima di tutto occorre inquadrare questa parabola, che è la terza di una trilogia pronunciata da Gesù ai capi dei sacerdoti e agli anziani nel Tempio di Gerusalemme. Gesù sta per essere accolto coi rami di palme e di ulivo e sta per essere ucciso. Per comprenderla bene mi sembra che occorra capire cosa c’è in gioco in questo banchetto. Si tratta di un banchetto di grasse vivande, di cibi succulenti, di vini raffinati… un banchetto nel quale Gesù stesso passerà a servirci. Si tratta del Paradiso, della vita eterna, della salvezza. 

Si fa riferimento al popolo di Israele che non ha accolto l’invito e al re che lo estende a tutti coloro che lo sapranno accogliere. Ma come sempre c’è un livello personale, perché il Vangelo parla a me, oggi, così come sono. Non posso soffermarmi su di esso senza pensare e chiedere perdono per quelle volte che io non ho accolto l’invito. Soprattutto non posso non dire “grazie” per il tempo che ancora ho per accoglierlo, per quella vita che pulsa nelle mie vene. E nemmeno posso dimenticare le nozze con Gesù, con il mio Sposo, lo Sposo della mia anima e il dono grandissimo della libertà. Si tratta di un invito. 

Ma cosa hanno da fare questi invitati di così importante? È il peccato dell’uomo: avere, potere, godere sono i verbi dell’uomo che non si cura di Dio. C’è sempre qualcosa di “mio” che ho paura di dover sacrificare… e se è così quel Gesù che chiamo “Mio Gesù” viene dopo… Giocano con la vita e con la morte, insultano e uccidono i servi. Anche qui il mio sguardo non può non fermarsi sul Servo per eccellenza sputacchiato, insultato, deriso e ucciso per amore mio. E proprio dalla consapevolezza, come diceva Santa Angela da Foligno, che Lui non ci ha amato per scherzo, ma seriamente, con tutto Se stesso, che il mio cuore dovrebbe sciogliersi, arrendersi a tanto amore e dire: “Anch’io voglio amarti così”.

Il re fa un’azione apparentemente non da Dio… che è Amore, Misericordia, ma anche Giustizia. I comandamenti non sono stati aboliti, ma portati a compimento. Il perdono è per chi, spinto dalla Grazia di Dio, lo chiede. Di occasioni ce ne sono molte, ma c’è sempre la libertà del rifiuto.

Tutti sono invitati, buoni e cattivi, purché indossino l’abito. I Padri della Chiesa vedevano in esso il vestito battesimale di fede ed opere, di una vita di peccati sì, ma immersi nella grazia del perdono nella confessione solo dopo la quale posso accostarmi alla Santa Comunione.

Ed ecco che mi interrogo sul mio abito nuziale. Non si tratta di non aver avuto tempo o modo o di non averlo, come pensavo da bambina. L’abito lo abbiamo, tutto ci è dato, dobbiamo solo toglierci la presunzione di voler entrare nel banchetto “a modo nostro”, senza quello sguardo implorante di chi sa che con i propri peccati si è meritato l’inferno, ma non per dire, veramente. È questa consapevolezza che ci fa inginocchiare e dire: “Signore, pietà”; quello sguardo di creatura piccola e fragile che si riconosce bisognosa di tutto è il nostro abito, quell’amore al Signore con tutto il cuore, l’anima e le forze che apre le porte all’amore per i fratelli. 

Chiediamo alla Vergine Maria che ci assista in questo cammino.    

Tania Giovannoli


 

 

 

 

FdC 88 – La pagina di P. Carlo Rossi omv

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Carissimi Amici di Casa Lanteri,

riprendiamo con gioia il nostro cammino in questo nuovo Anno Pastorale, che inizia ponendo ciascuno di noi sotto la speciale protezione di Maria Santissima.

Il mese di ottobre, infatti, è tradizionalmente dedicato alla Vergine del Santo Rosario e, in quest'anno, esso inizia provvidenzialmente di domenica; per noi del Santuario di S. Vittorino ci sarà pertanto, come ad ogni prima domenica del mese, la solenne processione mariana.

Ma ancora di più: la prima domenica del mese di ottobre è la Domenica della Supplica alla Madonna di Pompei. Quindi, anche noi, a mezzogiorno, ci uniremo a tutti i fedeli del mondo per recitare questa preghiera meravigliosa, nata dal cuore del Beato Bartolo Longo, che, nel suo grande amore per la Beata Vergine, osa arrivare ad altezze incomparabili, definendola “Onnipotente per grazia”.

Queste stesse parole, poi, sono state accolte e riportate dal Papa San Giovanni Paolo II nella sua Lettera Apostolica sul Santo Rosario, dove chiarisce che tale “audace espressione” poggia sulla fiducia che la materna intercessione di Maria può tutto sul cuore del Figlio (Rosarium Virginis Mariae, 16).

è con la medesima fiducia, perciò, che desideriamo affidare alla Santa Vergine tutte le nostre attività pastorali, a cominciare dagli impegni per le Missioni ecclesiali, a cui questo mese di ottobre è ugualmente dedicato.

Il 13 ottobre, poi, celebreremo l'ultima apparizione della Madonna a Fatima, che però non segnerà la conclusione del Centenario. Infatti, insieme con il nostro Vescovo diocesano, Mons. Mauro Parmeggiani, abbiamo pensato di concludere solennemente il Centenario delle apparizioni lo stesso giorno in cui verrà celebrato a Fatima, cioè il prossimo 26 novembre, Festa di Cristo Re.

Pertanto, sentiamoci già tutti invitati a partecipare a questo solenne avvenimento durante la celebrazione eucaristica delle ore 10,30, che sarà presieduta dal nostro Presule. In quella occasione, rinnoveremo l'Affidamento alla Santa Vergine con la Preghiera Giubilare, composta appositamente per il centenario.

Intanto, desideriamo prepararci a vivere come veri devoti di Maria tutti gli avvenimenti che il nostro Dio ha già predisposto per il nostro progresso spirituale e la nostra santificazione. Riprendiamo, perciò, con fiducia tra le mani la corona del Rosario, ripensando con quali sublimi parole il Beato Bartolo Longo chiude la sua Supplica alla Regina del Santo Rosario: “O Rosario benedetto di Maria, catena dolce che ci rannodi a Dio, vincolo di amore che ci unisci agli Angeli, torre di salvezza negli assalti dell'inferno, porto sicuro nel comune naufragio, noi non ti lasceremo mai più. Tu ci sarai conforto nell'ora di agonia. A te l'ultimo bacio della vita che si spegne. E l'ultimo accento delle nostre labbra sarà il nome tuo soave, o Regina del Rosario di Pompei, o Madre nostra cara, o Rifugio dei peccatori, o Sovrana consolatrice dei mesti. Sii ovunque benedetta, oggi e sempre, in terra e in cielo. Amen.”.

Con grande affetto

p. Carlo, omv

 

 

 

 

FdC 88 – Appuntamenti di ottobre 2017

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SABATO 7 OTTOBRE 2017

Ore 16:00: E. V. O. 1
Presentazione del cammino spirituale degli E.V.O. 1 [Programma]

 

DOMENICA 8 OTTOBRE 2017

Ore 9:30: Ritiro spirituale aperto a tutti   
                 Diretto da P. Armando Santoro omv [Programma]

0000

MARTEDÌ 10 OTTOBRE 2017

Ore 15:30:
Scuola di Direzione e Discernimento Spiritule – Anno 3°

 

SABATO 14 OTTOBRE 2017

Ore 15:30: E.V.O. 2
Ore 15:30: Gruppo L. e V. O. [Liturgia e vita ordinaria]
                   con Sr Mary Kowalski omvf  [Programma]

LUNEDÌ 16 OTTOBRE 2017

Ore 16:00
GRUPPO DEI CLASSICI DELLA SPIRITUALITÀ CRISTIANA
diretto da Don Vincenzo Greco [Programma]

MARTEDÌ 17 OTTOBRE 2017

Ore 15:30:
Scuola di Direzione e Discernimento Spiritule – Anno 2°

 

SABATO 21 OTTOBRE 2017

Gruppo Arte & Spiritualità con Kasia Maraska  [Programma]

0G2

DOMENICA 22 OTTOBRE 2017

Ore 10:00:
Incontro di spiritualità coniugale per sposi e fidanzati 
con P. Francesco malara omv sr Anna Cappellucci omvf e
il dott. Stefano Ottaviani,  [Programma]


MARTEDÌ 24 OTTOBRE 2017

Ore 15:30:
Scuola di Direzione e Discernimento Spiritule – Anno 1°

 

SABATO 28 OTTOBRE 2017

Ore 15:30: E. V. O. 1