FdC 77 – Ricordi di una missione… di Mario Salvatore

rs

appuntamntiestate2014

0x1

3

4b

9a

1a

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

hg

Un’ occasione di crescita: Missione Sri Lanka

Inizio della Missione

Siamo partiti in cinque, il 20 febbraio. Io, mia moglie Patrizia, Olimpia, Suor Lucia ed una sua amica Paola, che pur non conoscendola, si è integrata subito nel gruppo ed è diventata uno dei nostri.

Atterrati a Colombo, la capitale, ho messo per la prima volta piede in un paese tropicale ed a farmene rendere conto è stato l’impatto con l’aria, che a confronto di quella romana invernale, sembrava bollente.

L’ emozione e l’entusiasmo erano alle stelle: la forza della natura, della vegetazione in particolare, era talmente evidente che ci lasciava senza fiato e senza parole. Eravamo pronti e pieni di aspettative. E già iniziavamo a innamorarci del paese.

Il primo giorno lo abbiamo trascorso nella base operativa, la casa delle Suore Oblate di Koralawella. Dovevamo abituarci al nuovo fuso orario spostato in avanti di ben quattro ore e mezzo rispetto a quello di Roma e quindi ci toccava risincronizzarci con i nuovi cicli sonno-veglia.

Il giorno dopo eravamo già pronti: “si va a visitare le persone che vivono nelle baracche tra il mare ed i binari del treno”. Una sottile striscia di terra che non difende né dal mare né dal treno. Arrivati nei pressi del luogo, tutti armati di smartphone e macchine fotografiche, la prima doccia fredda Ma come facciamo a fotografare queste baracche, questi luoghi fatiscenti senza offendere queste persone, senza ledere la loro dignità personale e senza farli sentire ancor peggio di come già realmente stanno? Il problema ce lo hanno risolto loro stessi: ci facevano entrare, sedere se possibile, ed erano felici ed onorati di mettere a disposizione quel poco che avevano senza timore e senza sentirsi giudicati. Persone di alto valore etico e morale e piene di dignità.

Ma la situazione è quella che è: bambini scalzi che giocano sui binari del treno, cucine fatte con quattro pietre per terra, igiene sommaria, fogne che passano a fianco delle baracche coperte con pietre e maleodoranti. Quando ti salutano, i bambini si abbassano nel gesto di volerti baciare i piedi. Tu cerchi di bloccarli al volo, ma sono velocissimi e non sempre ce la fai.

Il Signore comincia la sua cura: una spada comincia a trafiggerti l’anima. La riconoscenza, l’amore di queste persone, lo stato in cui vivono non possono non scuoterti l’animo e lentamente una sottile e profonda sofferenza, accompagnata da un senso di assoluta indegnità, cominciano a lavorarti interiormente e a farti soffrire. Una santa sofferenza, una sofferenza che ti trasforma e ti guarisce.

I ragazzi e l’educandato

Sono davvero belli i ragazzi dello Sri Lanka. Te ne innamori subito: ti guardano con degli occhioni e con un sorriso incredibili e dopo pochi istanti entri in perfetta empatia con loro. Sono felici, come tutti i ragazzi del mondo, e nonostante le difficoltà economiche, basta poco perché dimentichino tutto e inizino un gioco o trovino qualcosa da fare. Se ti lasci coinvolgere arruolano anche te ed allora il divertimento è assicurato. Divorano con una velocità incredibile caramelle e qualsiasi cosa tu gli dia da mangiare. Hanno bisogno di tutto, ma non manca loro niente: sono pieni dell’amore del Signore. Se stai con loro ti alleggerisci anche tu e ringiovanisci. Se fai loro del bene ne ricevi, a livello spirituale, cento volte tanto e alla fine del tuo viaggio, se fai un bilancio, ti renderai conto che è molto più quello che hai ricevuto di quello che hai dato.

Le suore hanno costruito a Moratuwa un educandato e quando siamo andati a visitarli ci hanno preparato un’accoglienza a dir poco favolosa: corone di fiori, canti, danze, giochi. E qui giù con le lacrime! Come fare a rimanere indifferenti di fronte a un mare di tanta riconoscenza ed amore? Penso che nessuno di noi cinque si aspettasse un’accoglienza così calorosa e così il Signore ne ha approfittato per ricordarci cosa significa avere un “Cuore di carne” e ce lo ha fatto sperimentare.

Kanthi, le Suore

Kanthy è una ragazza di venti anni cresciuta praticamente dalle Suore a Koralawella dopo essere stata strappata dalla strada in seguito alla morte dei genitori. Piccola di statura è incredibilmente agile e piena di vitalità. Ce ne siamo innamorati subito e subito è diventata per me e Patrizia come una figlia. Stare con lei equivale a ritornare giovani e nemmeno ti ricordi più l’età che hai. Ha sempre qualche imitazione da fare o qualcosa da dirti per strapparti una risata. E’ sempre aperta alla vita e all’ amore nonostante le incredibili prove a cui è stata sottoposta. Ha degli attimi improvvisi di rannuvolamento, ma ne esce velocemente e ritorna felice come prima. E’ per noi davvero come una figlia e non la dimenticheremo mai.

Le Suore: che dire? Tanti miracoli viventi. Una più buona dell’altra. Un’ ospitalità incredibile: sempre pronte a qualsiasi sacrificio pur di non farci mancare nulla. Ogni giorno piatti diversi, gustosissimi e cucinati con tanto amore. Ore ed ore passate in cucina e nella casa per preparare, cucinare, pulire e fare in modo che ci fosse sempre tutto il necessario. Il tutto oltre il lavoro di normale assistenza ed ascolto delle persone, ragazzi e famiglie che contattano quotidianamente. Ed ogni cosa fatta in spirito di perfetta letizia,umiltà ed ubbidienza. Sono state evidentemente plasmate dallo Spirito ed il Signore le usa continuamente, vista la loro disponibilità e Carità.

Kaushalya

Kaushalya, 16 anni, un fiore. Siamo andati a trovarla e l’abbiamo trovata immobilizzata a letto in una baracca rovente per una massa tumorale alla cervice. Mancavano i soldi per poterla operare e la curavano con un olio profumato il cui unico effetto era appunto di profumare. Dopo e durante la prima visita abbiamo iniziato a pregare per lei e devo confessare che nonostante tanta grazia ci siamo tutti rattristati. Dopo qualche giorno iniziavano i dolori forti e quindi bisognava per forza fare qualcosa. Per poterla far entrare in ospedale occorreva una prima cifra alquanto consistente e ad essa hanno provveduto Olimpia e Paola.

Schermata 2016-03-31 alle 22.24.45

Successivamente una catena di solidarietà ha permesso di raccogliere parecchie migliaia di euro per poterla operare e successivamente curare. Dopo l’operazione ha ripreso la sensibilità del corpo, muove le braccia e si spera per il meglio.

Attraverso questa malattia il Signore ha toccato tanti cuori ed in tanti sono intervenuti economicamente e gratuitamente per poter assistere questa ragazza. E per questo sia gloria a Dio.

Ritorno a Roma

Il ritorno a Roma non è stato facile, così come non sono stati facili i saluti all’ aereoporto. 

Siamo stati tutti profondamente toccati nel cuore dal Signore e ci ha fatto comprendere come non saremo mai in grado di corrispondere sufficientemente al Suo amore.

L’ amore e la misericordia passano molto spesso per queste creature, le più bistrattate, le più bisognose di assistenza e solidarietà.

Solo facendo esperienza diretta di queste realtà riusciamo ad abbattere un po' il nostro egoismo ed egocentrismo ed il Signore non tarda a farci fare nuove esperienze di “cuore di carne”.

Portiamo nel cuore tutte le persone incontrate: Kanthi, Kaushalya, le Suore tutte e tutti i bisognosi che il Signore ci ha fatto incontrare. Non li dimenticheremo mai e ci piacerebbe tanto rivederli tutti.

Mario Salvatore