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eccoci ad aprile, proiettati verso le feste pasquali.
Altro momento significativo è stato la conclusione del Gruppo Arte & Spiritualità guidato dalla nostra amica Kasia Malarska, solo tre sono state le allieve di scuola di scrittura delle icone che hanno concluso il corso biennale portando a termine ognuna l'icona che vedete sotto nella foto ricordo.
Procediamo dunque avanti verso la Pasqua ormai vicina chiedendo al buon Dio che ci rinnovi nella sua figliolanza, dono inestimabile che abbiamo ricevuto nel santo battesimo che rinnoveremo con gioia nella veglia pasquale. Ci accompagni nella Settimana Santa la preghiera di Colletta della Domenica delle Palme:
"Fa che abbiamo sempre presente il grande insegnamento della sua passione", cioè fa che non lo dimentichiamo mai questo insegnamento. Ma qual è questo insegnamento? Che la nostra vita è preziosa: Siamo stati comprati a caro prezzo (1Cor 7,23), il nostro prezzo è stato il sangue di Dio! Che siamo amati in modo sublime: Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici (Gv 15,13). Dio dimostra il suo amore per noi, perché mentre eravamo ancora peccatori Cristo è morto per noi (Rm 5,8). Che siamo chiamati a seguire l'insegnamento: Imparate da me… (Mt 11,29) Cristo ci ha dato un esempio perché ne seguiamo le orme… (1Pt 2,22). E tutto questo per poter partecipare alla gloria della risurrezione, questa è la nostra meta, non perdiamola di vista, con gli occhi fissi su di Lui procediamo con gioia verso la vita eterna:
Santa Pasqua di Risurrezione a tutti voi
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Dall'Enciclica Dominum et vivificantem di S. Giovanni Paolo II 43. […] Gesù conferisce agli apostoli il potere di rimettere i peccati, perché lo trasmettano ai loro successori nella Chiesa. Tuttavia, questo potere, concesso ad uomini, presuppone e include l'azione salvifica dello Spirito Santo. Divenendo «luce dei cuori», cioè delle coscienze, lo Spirito Santo «convince del peccato», ossia fa conoscere all'uomo il suo male e, nello stesso tempo lo orienta verso il bene. Grazie alla molteplicità dei suoi doni, per cui è invocato come il «settiforme», ogni genere di peccato dell'uomo può essere raggiunto dalla potenza salvifica di Dio. In realtà – come dice san Bonaventura – «in virtù dei sette doni dello Spirito Santo tutti i mali sono distrutti e sono prodotti tutti i beni». Sotto l'influsso del consolatore si compie, dunque quella conversione del cuore umano, che è condizione indispensabile del perdono dei peccati. Senza una vera conversione, che implica una interiore contrizione e senza un sincero e fermo proposito di cambiamento, i peccati rimangono «non rimessi», come dice Gesù e con lui la Tradizione dell'Antica e della Nuova Alleanza. Infatti, le prime parole pronunciate da Gesù all'inizio del suo ministero, secondo il Vangelo di Marco, sono queste: «Convertitevi e credete al vangelo». […] 43. Il Concilio Vaticano II ha ricordato l'insegnamento cattolico sulla coscienza, parlando della vocazione dell'uomo e, in particolare, della dignità della persona umana. Proprio la coscienza decide in modo specifico di questa dignità. Essa, infatti, è «il nucleo più segreto e il sacrario dell'uomo, dove egli è solo con Dio, la cui voce risuona nell'intimo». Essa chiaramente «dice alle orecchie del cuore: Fa' questo, fuggi quest'altro». Una tale capacità di comandare il bene e di proibire il male, inserita dal Creatore nell'uomo, è la principale proprietà del soggetto personale. Ma, al tempo stesso, «nell'intimo della coscienza l'uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale deve invece obbedire». La coscienza, dunque, non è una fonte autonoma ed esclusiva per decidere ciò che è buono e ciò che è cattivo; invece, in essa è inscritto profondamente un principio di obbedienza nei riguardi della norma oggettiva, che fonda e condiziona la corrispondenza delle sue decisioni con i comandi e i divieti che sono alla base del comportamento umano, come traspare fin dalla pagina del Libro della Genesi, già richiamato. Proprio in questo senso la coscienza è l'«intimo sacrario», in cui «risuona la voce di Dio». Essa è «la voce di Dio» persino quando l'uomo riconosce esclusivamente in essa il principio dell'ordine morale, di cui umanamente non si può dubitare, anche senza un diretto riferimento al Creatore: proprio in questo riferimento la coscienza trova sempre il suo fondamento e la sua giustificazione. L'evangelico «convincere quanto al peccato» sotto l'influsso dello Spirito di verità (cf Gv 16,8-11), non può realizzarsi nell'uomo per altra via se non per quella della coscienza. Se la coscienza è retta, allora serve «per risolvere secondo verità i problemi morali, che sorgono tanto nella vita dei singoli quanto in quella sociale»; allora «le persone e i gruppi sociali si allontanano dal cieco arbitrio e si sforzano di conformarsi alle norme oggettive della moralità». Frutto della retta coscienza è, prima di tutto, il chiamare per nome il bene e il male, come fa ad esempio la stessa Costituzione pastorale: «Tutto ciò che è contro la vita stessa, come ogni specie di omicidio, il genocidio l'aborto, l'eutanasia e lo stesso suicidio volontario; tutto ciò che viola l'integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente; gli sforzi di costrizione psicologica. tutto ciò che offende la dignità umana, come le condizioni di vita infraumana, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani, o ancora le ignominiose condizioni di lavoro, con le quali i lavoratori sono trattati come semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e responsabili»; e, dopo aver chiamato per nome i molteplici peccati, così frequenti e diffusi nel nostro tempo, essa aggiunge: «Tutte queste cose e altre simili sono certamente vergognose e, mentre corrompono la civiltà umana, inquinano coloro che così si comportano ben più di quelli che le subiscono; e offendono al massimo l'onore del Creatore». Chiamando per nome i peccati che più disonorano l'uomo, e dimostrando che essi sono un male morale che grava negativamente su qualsiasi bilancio del progresso dell'umanità, il Concilio insieme descrive tutto ciò come una tappa «della lotta drammatica tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre», che caratterizza «tutta la vita umana, sia individuale che collettiva». […] 44. Ebbene, nel Cenacolo, la vigilia della sua Passione, e poi la sera di Pasqua, Gesù Cristo si è appellato allo Spirito Santo come a colui, il quale testimonia che nella storia dell'umanità perdura il peccato. Tuttavia, il peccato è sottoposto alla potenza salvifica della redenzione. Il «convincere il mondo del peccato» non si esaurisce nel fatto che esso viene chiamato per nome e identificato per quello che è su tutta la scala che gli è propria. Nel convincere il mondo del peccato, lo Spirito di verità s'incontra con la voce delle coscienze umane. Su questa via si giunge alla dimostrazione delle radici del peccato, che sono nell'intimo dell'uomo, come mette in rilievo la stessa Costituzione pastorale: «In verità, gli squilibri di cui soffre il mondo contemporaneo si collegano con quello squilibrio più fondamentale, radicato nel cuore dell'uomo. È nell'uomo stesso che molti elementi si contrastano a vicenda. Da una parte, infatti, come creatura fa l'esperienza dei suoi molteplici limiti; dall'altra, si sente illimitato nelle sue aspirazioni e chiamato ad una vita superiore. Sollecitato da molte attrattive, è costretto sempre a sceglierne qualcuna e a rinunciare alle altre. Inoltre, debole e peccatore, non di rado fa quello che non vorrebbe e non fa quello che vorrebbe». Il testo conciliare fa qui riferimento alle note parole di san Paolo. Il «convincere quanto al peccato», che accompagna la coscienza umana in ogni approfondita riflessione su se stessa, porta dunque alla scoperta delle sue radici nell'uomo, come anche dei condizionamenti della coscienza stessa nel corso della storia. Ritroviamo in questo modo quella realtà originaria del peccato, della quale si è già parlato. Lo Spirito Santo «convince quanto al peccato» in rapporto al mistero dell'inizio, indicando il fatto che l'uomo è un essere creato e, dunque, è in una totale dipendenza ontologica ed etica dal Creatore, e ricordando, al tempo stesso, l'ereditaria peccaminosità della natura umana. Ma lo Spirito Santo consolatore «convince del peccato» sempre in relazione alla Croce di Cristo. In questa relazione il cristianesimo respinge ogni «fatalità» del peccato. È «una dura lotta contro le potenze delle tenebre, lotta che, cominciata fin dall'origine del mondo, continuerà, come dice il Signore, fino all'ultimo giorno» – insegna il Concilio. «Ma il Signore stesso è venuto a liberare l'uomo e a dargli forza». L'uomo, dunque, lungi dal lasciarsi «irretire» nella sua condizione di peccato, appoggiandosi alla voce della propria coscienza, «deve combattere senza soste per aderire al bene, né può conseguire la sua unità interiore se non a prezzo di grandi fatiche, con l'aiuto della grazia di Dio». Il Concilio giustamente vede il peccato come fattore della rottura, che grava sia sulla vita personale che su quella sociale dell'uomo; ma, nello stesso tempo, ricorda instancabilmente la possibilità della vittoria. 45. Lo Spirito di verità, che «convince il mondo del peccato», s'incontra con quella fatica della coscienza umana, di cui i testi conciliari parlano in modo così suggestivo. Tale fatica della coscienza determina anche le vie delle conversioni umane: il voltare le spalle al peccato, per ricostruire la verità e l'amore nel cuore stesso dell'uomo. Si sa che riconoscere il male in se stessi a volte costa molto. Si sa che la coscienza non solo comanda o proibisce, ma giudica alla luce degli ordini e divieti interiori. Essa é anche fonte di rimorsi: l'uomo soffre interiormente a causa del male commesso. Non è questa sofferenza quasi un'eco lontana di quel «pentimento di aver creato l'uomo», che con linguaggio antropomorfico il Libro sacro attribuisce a Dio? di quella «riprovazione» che, inscrivendosi nel «cuore» della Trinità, in forza dell'eterno amore si traduce nel dolore della Croce, nell'obbedienza di Cristo fino alla morte? Quando lo Spirito di verità consente alla coscienza umana di partecipare a quel dolore, allora la sofferenza della coscienza diventa particolarmente profonda, ma anche particolarmente salvifica. Allora, mediante un atto di contrizione perfetta, si opera l'autentica conversione del cuore: è l'evangelica «métanoia». La fatica del cuore umano, la fatica della coscienza, in cui si compie questa «métanoia», o conversione, è il riflesso di quel processo per cui la riprovazione viene trasformata in amore salvifico, che sa soffrire. Il dispensatore nascosto di questa forza salvatrice è lo Spirito Santo: egli, che viene chiamato dalla Chiesa «luce delle coscienze», penetra e riempie «la profondità dei cuori» umani. Mediante una tale conversione nello Spirito Santo, l'uomo si apre al perdono, alla remissione dei peccati E in tutto questo mirabile dinamismo della conversione-remissione, si conferma la verità di ciò che scrive sant'Agostino sul mistero dell'uomo, commentando le parole del Salmo: «L'abisso chiama l'abisso». Proprio nei riguardi di questa «abissale profondità» dell'uomo della coscienza umana, si compie la missione del Figlio e dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo «viene» in forza della «dipartita» di Cristo nel mistero pasquale: viene in ogni fatto concreto di conversione-remissione, in forza del sacrificio della Croce: in esso, infatti, «il sangue di Cristo… purifica le coscienze dalle opere morte, per servire il Dio vivente». Si adempiono così di continuo le parole sullo Spirito Santo come «un altro consolatore», le parole rivolte nel Cenacolo agli apostoli e indirettamente a tutti: «Voi lo conoscete, perché egli dimora presso di voi sarà in voi». |
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Discorso di Benedetto XVI nel sessantacinquesimo anniversario della sua ordinazione sacerdotale, 28 giugno 2016 Santo Padre, cari fratelli, 65 anni fa, un fratello ordinato con me ha deciso di scrivere sulla immaginetta di ricordo della prima Messa soltanto, eccetto il nome e le date, una parola, in greco: “Eucharistómen” ( Ευχαριστούμεν ), convinto che con questa parola, nelle sue tante dimensioni, è già detto tutto quanto si possa dire in questo momento. “Eucharistómen” dice un grazie umano, grazie a tutti. Grazie soprattutto a Lei, Santo Padre! La Sua bontà, dal primo momento dell’elezione, in ogni momento della mia vita qui, mi colpisce, mi porta realmente, interiormente. Più che nei Giardini Vaticani, con la loro bellezza, la Sua bontà è il luogo dove abito: mi sento protetto. Grazie anche della parola di ringraziamento, di tutto. E speriamo che Lei potrà andare avanti con noi tutti su questa via della Misericordia Divina, mostrando la strada di Gesù, verso Gesù, verso Dio. Grazie pure a Lei, Eminenza [Cardinale Sodano], per le Sue parole che hanno veramente toccato il cuore: “Cor ad cor loquitur”. Lei ha reso presente sia l’ora della mia ordinazione sacerdotale, sia anche la mia visita nel 2006 a Freising, dove ho rivissuto questo. Posso solo dire che così, con queste parole, Lei ha interpretato l’essenziale della mia visione del sacerdozio, del mio operare. Le sono grato per il legame di amicizia che fino adesso continua da tanto tempo, da tetto a tetto [si riferisce alle loro abitazioni che sono in linea d’aria vicine]: è quasi presente e tangibile. Grazie, Cardinale Müller, per il Suo lavoro che fa per la presentazione dei miei testi sul sacerdozio, nei quali cerco di aiutare anche i confratelli a entrare sempre di nuovo nel mistero in cui il Signore si dà nelle nostre mani. “Eucharistómen”: in quel momento l’amico Berger voleva accennare non solo alla dimensione del ringraziamento umano, ma naturalmente alla parola più profonda che si nasconde, che appare nella Liturgia, nella Scrittura, nelle parole “gratias agens benedixit fregit deditque”. “Eucharistómen” ci rimanda a quella realtà di ringraziamento, a quella nuova dimensione che Cristo ha dato. Lui ha trasformato in ringraziamento, e così in benedizione, la croce, la sofferenza, tutto il male del mondo. E così fondamentalmente ha transustanziato la vita e il mondo e ci ha dato e ci dà ogni giorno il Pane della vera vita, che supera il mondo grazie alla forza del Suo amore. Alla fine, vogliamo inserirci in questo “grazie” del Signore, e così ricevere realmente la novità della vita e aiutare per la transustanziazione del mondo: che sia un mondo non di morte, ma di vita; un mondo nel quale l’amore ha vinto la morte. Grazie a tutti voi. Il Signore ci benedica tutti. Grazie, Santo Padre.
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In quel tempo, presentavano a Gesù dei bambini perché li toccasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s’indignò e disse loro: «Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio. In verità io vi dico: chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso». Gesù con queste parole esprime il suo Amore e la sua attenzione particolare per i bambini e chiede a tutti noi una cosa facilissima e difficilissima nello stesso tempo… Ci invita a tirare fuori la parte più nascosta di noi, quella di “bambini”, e come tali ad accogliere il Suo “regno”, perché “chi non accoglie il regno di Dio come lo accoglie un bambino, non entrerà in esso”. Cosa ci chiede di fare…in concreto? Ci chiede di essere semplici, puri, di lasciarci amare e di fidarci di Lui… Ma siamo capaci di guardare dentro di noi e di tirare fuori quella parte un po’ sopita della nostra personalità? Questa scelta renderebbe tutto più facile, ci consentirebbe di rivolgerci a Lui in modo diretto, di chiedere e di affidarci a Lui in modo naturale, di riconoscere le nostre fragilità e di metterle nelle sue mani, di rialzarci dopo una caduta con la sicurezza che tutto si risolve, perché Lui, il Padre, è al nostro fianco. Affidiamoci a Lui lasciandoci prendere per mano e, facendoci guidare sulla via che Lui ha pensato per noi, ci accorgeremo che tutto è più facile, che le nostre preoccupazioni non hanno senso…noi, sempre attenti a programmare tutto, fino alla cosa meno importante, per una volta mettiamoci nelle Sue mani, riscopriamoci “bambini” e lasciamoci avvolgere dal Suo Amore. E’ solo questa la strada per accogliere il Regno di Dio: una riscoperta di noi stessi, la decisione profonda di sentirci figli Suoi e di seguire la strada del Suo Amore, con quella semplicità che solo i bambini possono avere… Tutto sarà più semplice, perché sapremo chiedere aiuto a Lui e dire grazie per ogni piccola cosa, saremo capaci di stupirci per tutto quello che ci dona ogni giorno e che, invece, a volte non sappiamo apprezzare… Potremo con semplicità chiedere perdono, certi di poter rafforzare il nostro rapporto con Lui mediante la riconciliazione….proprio come fa un bambino con il proprio genitore. Come cambierebbe il nostro modo di essere se solo scegliessimo di essere “come bambini” nei pensieri, nei modo di rapportarci con noi stessi e con gli altri, senza farci condizionare da stereotipi e pregiudizi, capaci di tornare sui nostri passi se ci accorgiamo di aver commesso un errore…proprio come avviene spontaneamente nei bambini! Questo non significa che dobbiamo essere incoscienti anzi, al contrario, dobbiamo essere ben consapevoli delle nostre responsabilità e di quello che siamo, ma nello stesso tempo dobbiamo essere liberi dagli schemi mentali che a volte ci costruiamo e che ci impediscono di vivere serenamente… Da questo diverso modo di essere deriva la capacità di “accogliere” il Regno di Dio, proprio come un Suo dono, cambiando la nostra disposizione d’animo, pronti veramente ad essere avvolti dal Suo Amore e a “viverlo” anche qui, su questa terra, nella nostra realtà quotidiana e in quelle situazioni difficili che spesso ci capitano e che vorremmo tanto evitare. Siamo pronti per questo salto? Sta a noi dire al Signore il nostro sì…per accogliere il regno di Dio come bambini ed entrare in esso! Flavia Ricci
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Carissimi Amici di Casa Lanteri, eccoci a marzo, mese del nostro patrono s. Giuseppe, iniziato quest'anno con il mercoledì delle ceneri che ci ha aperto il cammino verso la santa Pasqua. Nel mese di febbraio le attività di Casa Lanteri hanno camminato sul binario dell'ordinarietà, unica novità è stato l'inizio di vita del primo anno del gruppo di scirttura iconografica "Arte & Spiritualità" diretto dalla nostra amica Kasia Malarska (foto sotto). Vi informo che ho ripreso, con la prima domenica di Quaresima, la presentazione della liturgia della domenica successiva che potete trovare su www.pasomv.it, vi chiedo una preghiera per questo apostolato. In questo numero del nostro Foglio ho voluto inserire una pagina dedicata alla tematica della «coscienza» secondo i magisteriali insegnamenti di s. Giovanni Paolo II. In questo tempo così immersi nella cultura della dittatura del relativismo etico e del pensiero debole, farci presente quali sono i fondamenti solidi e perenni del pensiero morale cattolico, penso che sia molto opportuno. Vi lascio ora alla lettura dei nostri articoli. Santa Quaresima a tutti voi P. Armando omv |
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Carissimi Amici di Casa Lanteri, la benedizione del Signore continui ad accompagnare il vostro cammino! Il mese di marzo si apre con il Mercoledì delle Ceneri e ci introduce nel nuovo tempo liturgico della Quaresima, che – come ricorda la Costituzione conciliare sulla sacra liturgia – “soprattutto mediante il ricordo o la preparazione al battesimo e mediante la penitenza, dispone i fedeli alla celebrazione del mistero pasquale, con l'ascolto più frequente della parola di Dio e la preghiera più intensa” (SC 109). La Quaresima è anzitutto preparazione, disposizione alla Pasqua, ai misteri della morte e della risurrezione di Gesù, che celebreremo ricordando il nostro battesimo e a cui ci prepariamo con la penitenza, con l'ascolto più frequente della parola di Dio, con la preghiera. Ci impegniamo a vivere così i prossimi quaranta giorni, senza però dimenticare che l'aspetto della penitenza, della conversione a cui siamo chiamati e che è la lotta quotidiana contro il male e contro la parte cattiva di noi stessi, non toglie nulla alla gioia, alla speranza della Pasqua di risurrezione, di quella Pasqua che già opera in noi. La Quaresima, dunque, non deve essere contrassegnata dalla tristezza! Il volto del Risorto risplende nell'Eucaristia, nella Chiesa, nella proclamazione della sua Parola, e con amore ci invita a vivere la giustizia e la carità, anzi Lui stesso si fa nostra giustizia e nostro amore, nostra giustificazione e nostra salvezza. In questa Quaresima Gesù ci chiede, dunque, di andare alle radici delle nostre tristezze, delle nostre ferite interiori, dei nostri smarrimenti, per deciderci fortemente a compiere un cammino evangelico, per scegliere la volontà del Padre su di noi, per convertirci all’amore di Dio. Esprimiamo allora al Signore le nostre preghiere, le nostre speranze, per essere aiutati a vivere con più entusiasmo il nostro cammino quaresimale. E in questo cammino non siamo soli: Maria, nostra compagna di viaggio, ci è vicina, ci sostiene con il suo amore materno e ci invita ad alzare il nostro sguardo verso il Crocifisso, per scoprire finalmente il suo immenso amore ed entrare nella pienezza della sua Risurrezione. A tutti voi l'augurio di un buon cammino verso la prossima Pasqua! Con grande affetto p. Carlo, omv
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