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OFFRIRSI A DIO
Rivolgendosi ai cristiani di Roma, san Paolo li invita ad offrirsi a Dio: Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale (Rm 12, 1). Meditiamo per un po' su questo atteggiamento del cristiano che, nella verità della sua vita, offre a Dio qualcosa di se stesso. Prima di volgere l'attenzione al gesto dell'uomo è necessario scoprire da dove nasce un gesto di questo tipo. Invitando i cristiani ad offrirsi, Paolo si preoccupa di situarci nel dinamismo di questo dono. Non si tratta di offrirsi a Dio semplicemente con un movimento di generosità, ma di offrirsi per la misericordia di Dio. Vale a dire che prima di pensare ad offrirsi, bisogna aver accolto l'amore di Dio che si dona a noi in Gesù Cristo. Non si ripeterà mai abbastanza che l'offerta del nostro essere al Padre non è altro che una risposta alla sua iniziativa d'amore. Amandoci per primo, Dio ci trasforma radicalmente nel profondo del nostro essere a tal punto che l'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (Rm 5, 5). Questa trasformazione si opera in modo privilegiato nell'Eucaristia. Incontrandoci, il Cristo si dona a noi nello stesso atto che lo ha spinto a donarsi al Padre. E da lì, ci porta ad offrirci nella sua stessa offerta, ci induce a fare della nostra esistenza una eterna offerta alla gloria del Padre. Così il cristiano, prima di produrre il frutto di opere esteriori, deve preoccuparsi di piantare e di far crescere dentro di sé l'albero della carità. Troppe persone generose vogliono darsi prima ancora di essersi accolte dalle mani di Dio, tanto che il loro amore rischia di essere aspro, teso e volontaristico. Praticamente, non c'è da sforzarsi ad amare ma, vivendo in modo povero e spoglio, ci si dispone ad accogliere la carità di Cristo nel proprio cuore.
Jean Lafrance
Dimorare in Dio
Gribaudi, 229
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