FdC 70 – La meditazione del mese… di Giusy Damiani

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“Chi spera in te Signore, non resta deluso”. Dal Salmo 24 (25)

Viviamo giorno dopo giorno senza quasi renderci conto del tempo che passa e spesso dimentichiamo l’identità più profonda e preziosa che Dio ha posto in noi, essere Sua immagine e somiglianza.

Considerando il nostro bisogno di crescita nella relazione con Dio e con gli altri, Egli ci vuole “pellegrini”, ma non da soli.

Chi si fida del Signore, inizia una vita fatta di tante prove, difficoltà e dubbi ma anche di felicità ed ha la certezza della Sua misteriosa vicinanza. 

Fin dal grembo materno siamo in movimento verso una meta, non tanto per la nostra stabilità umana, ma  per compiere la volontà di Dio espressa nelle Scritture o con i mezzi che Lui stesso può indicarci; come spesso ripete papa Francesco: “Il sudario non ha tasche”, quindi non sono così fondamentali le nostre cose che accumuliamo qui sulla terra, quanto invece la ricchezza della sapienza del cuore che ci insegna a contare i nostri giorni con il Signore che ci guida. 

È importante ripercorrere il ciclo e il corso della nostra vita per riconoscerla come dono venuto da Dio e che a Lui torna.

Dobbiamo fare i conti con noi stessi e di come ci rapportiamo con il male e con la fine della vita, dobbiamo essere riconciliati nel senso del nostro pellegrinaggio umano ed il passaggio ultimo. 

La morte è un’esperienza che come la nascita si vive da soli.

Dobbiamo imparare a non aver paura degli anni e a non temere l’età che cresce e benedire il Signore per ogni giorno in più che ci dona. 

Dobbiamo sentire che la nostra vita viene da Dio: nessuno può aggiungere un solo giorno alla sua vita.

Siamo chiamati a scegliere liberamente qual’è il posto di Gesù nella nostra esistenza. 

Mandato dal Padre per noi, Gesù ha dato tutto quel che poteva fino alla vita, per salvarci. Ma quest’Uomo è Dio, e dopo tre giorni lotta con le forze della morte, Risorge e torna a VITA NUOVA, a mostrarci il nostro destino futuro.

San Francesco d’Assisi nonostante la malattia va avanti fino alla fine con la forza del solo Amore a Cristo e componendo le lodi di frate sole scrive: “Laudato si mio Signore per sorella nostra morte corporale, dalla quale nullo homo vivente può scappare”. 

La morte di una persona non è solo un fatto biologico ed è per questo che interpella tutta l’esistenza.

Per chi muore, per chi sta vicino a chi muore e per i familiari, il PASSAGGIO è il tempo di provare la propria fede, di dire un "sì" tra le lacrime, ma con speranza.

Non dobbiamo meravigliarci o criticare una persona di fede per la sua debolezza umana, per la sua angoscia, timore, paura, smarrimento: le sfumature delle reazioni sono tante, secondo appunto il cammino spirituale precedente di ciascuno di noi, sostenuto dalla preghiera e dall’affetto.  

“Chi spera in te Signore, non resta deluso”. 

Giusy Damiani