|
Penso che Dante intenda riferirsi a tutti quelli che non hanno esperienza di cose spirituali, non avendo mai avuto l'occasione di fare il viaggio che lui fece (e che fondamentalmente è quello della preghiera e degli Esercizi Spirituali – accompagnati da una buona guida). Possono invece leggere e comprendere il Paradiso, senza timore alcuno di perdersi, coloro che "drizzarono per tempo il collo al pan degli angeli", come si esprime il poeta, e cioè spesero e spendono la loro vita cercando Dio con i mezzi allo scopo predisposti. Si tratta, infatti, di fare l'esperienza della vera vita; questa non può appoggiarsi su altri che non sia Dio. È l'esperienza dei santi. Questo concetto Dante lo esprime molto bene in questi versi con l'immagine della barchetta che affronta il mare; mare che si chiude dietro la barca che naviga per l'infinito mare dell'essere. Insomma, per affrontare la lettura del Paradiso occorre intendersi un poco di preghiera ed esercizi. Il poeta fu buon profeta. Tutti gli artisti che affrontano oggi la lettura del poema in tv o nei teatri si limitano a leggere i canti dell'inferno. Segno dell'ignoranza spirituale dell'uomo contemporaneo? Può darsi. Per fortuna non viene mai tralasciata la lettura dell'ultimo canto del Paradiso, quello con la preghiera a Maria. E questo ci lascia sempre sperare bene. |