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"chè questa bestia, per la qual tu gride, non lascia altrui passar per la sua via, ma tanto lo 'mpedisce che l'uccide (inf. I, 94-96) Ecco il primo ostacolo che Dante incontra nella sua discesa all'inferno: una lupa, che gli sbarra il cammino e che vuole impedirgli il viaggio. Come abbiamo detto il mese scorso si tratta di un viaggio il cui scopo è la conoscenza di Dio – e di se stessi. Dante si trova in una situazione di sofferenza ( come succede nella vita, prima o poi, un po' a tutti). Virgilio allora fa prendere consapevolezza a Dante sia della sofferenza nella quale si trova, sia delle causa di questa. E questa bestia è figura di una delle umane passioni (ricordiamo che il termine "passione" deriva dal verbo greco “pascho”, che significa "soffrire"). La passione è all'origine dell'umano soffrire; aggiungiamo che, essendo essa inscritta nella stessa realtà dell'uomo, e formando quasi tutt'uno con esso, è cosa difficile o impossibile a conoscersi, senza un aiuto che provenga dall'esterno. Questo è il significato dell'aiuto offerto a Dante da Virgilio. E della guida spirituale presente in ogni tradizione religiosa. A proposito della difficoltà a conoscersi, concludo riportando quanto sull'argomento scriveva un gesuita francese, Yves Raguin, profondo conoscitore della contemplazione cristiana e delle mistica orientale: "Voglio conoscere me stesso e immediatamente mi accorgo di non potermi conoscere, dato che sono un mistero ai miei stessi occhi… mi rendo conto che la via interiore verso me stesso è sbarrata… Non posso conoscere il mio spirito e il mio spirito non può essere interamente consapevole di sé (Il tao della mistica, pp. 17-18). E allora, chi ci aiuterà? Dov'è il nostro Virgilio?
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