Spero di riuscire a dare il senso comprensibile che desidero a ciò che qui di seguito esprimerò circa i tre giorni di Esercizi Spirituali Ignaziani presso l’Oasi di San Giovanni Battista con le Suore Battistine a San Polo de’ Cavalieri sotto la direzione di Padre Armando Santoro.
La location era deliziosa e accogliente, e le Sorelle Battistine mi hanno fatto subito assaporare il clima familiare che mi ha messo a mio agio. Questi tre giorni sono il seguito di un mio personale
percorso Spirituale che da tre anni a questa parte sto facendo con Padre Armando a San Vittorino, convogliato lì dal mio amico Francesco Saviano, prima col percorso EVO e ora con la Scuola di Formazione Spirituale, della quale inizierò, a Dio piacendo, il II anno. Ho dovuto premettere sinteticamente ciò per far comprendere meglio al lettore ciò che dirò, che non deriva da una breve recente permanenza in un ambiente religioso, ma è frutto di un lungo cammino interiore, di una vita vissuta tra brevissime meditazioni, tra pensieri più o meno ascetici, che giungevano a delle conclusioni.
Quindi sporadiche, solitarie e intime preghiere, partecipazioni sempre più occasionali a celebrazioni Eucaristiche, feste per i poveri, spesa per la Caritas, tra improvvisi flash e congetture di carattere religioso che prendevano il largo tra un ragionamento e l’altro cogli amici, sbagliato o giusto, il tutto approdava nel mio porto interiore e contribuiva a lasciare un qualcosa che era più di un segno.
Ogni iniziativa, pensiero, desiderio, lasciava una traccia dentro, ma niente tenevo per assoluto, continuamente vagliavo e soppesavo. Ciò m’ha ben disposto alle critiche e mi ha permesso di crescere. In questo quadro ho avuto modo di formare la mia “memoria del cuore”. Vivevo, e tuttora vivo, da peccatore, questo però non influisce ma arricchisce la mia “memoria del cuore”, a fare da base è stata la mia fede salda, e la convinzione che il Vangelo di Gesù, che di tanto in tanto leggevo, lo sentivo Vivo e Vero: ed è stato proprio questo che mi ha permesso di crescere spiritualmente.
Ora qualcuno avrà sicuramente pensato che a farmi crescere spiritualmente siano stati quel poco che leggevo del Vangelo o la mia fede, ma non è così. Intendo dire che ciò che m’ha fatto spiccare il volo spiritualmente è stato proprio il mio vissuto da “peccatore”.
Senza che andate a rileggere: avete capito bene: il mio vissuto da peccatore. Per dirla tutta con precisione, non son state le mie rare preghiere o riflessioni sui pochi passi del Vangelo letti, ma è stata una crescente presa di consapevolezza del mio essere peccatore che di pari passo mi dava la misura della mia distanza da Dio e il divario incolmabile che avevo con una via redentrice e salvifica.
“Ho preso consapevolezza del mio essere peccatore”. È la mèta più importante scoperta finora. Mi fa vedere continuamente dentro. Non mi fa sentire meglio di nessun altro, compresi tutti, anche coloro che danno lustro alle pagine di cronaca dei giornali o telegiornali. Di conseguenza mi spinge a una ricerca incessante della misericordia del Signore, mi fa venire alla mente la “ricerca dell’acqua da parte della cerva assetata” (cf Sal 42,2).
Misericordia, alla quale mi affido giornalmente, specie quando m’accorgo di soccombere durante le mie quotidiane battaglie Spirituali o quando il mio bagaglio di peccati mi si ripropone innanzi, aperto, dal quale fuoriesce di tutto, e non riesco a dimenticare, né posso farmi assolvere.
I tre giorni Ignaziani son serviti proprio a questo: farmi assaporare l’Inferno: la mia lontananza da Gesù. Hanno scoperchiato d’un tratto il “quanto tempo ho perso senza di Lui”.
Tre giorni per riconsiderare tutte quelle cose che in un modo o nell’altro, hanno usurpato l 'obiettivo primario: Gesù. Anzi, quest’amarezza l’ho assaporata già dopo il primo giorno.
Ho respirato una vergogna indescrivibile per i miei peccati. Una vergogna che non è verso qualcuno, ma di me verso l’interno di me: verso la mia percezione interiore di Dio: verso Dio.
Son bastati tre giorni per mettermi di fronte al “mio totale bisogno di misericordia” che è solo un altro nome del mio “peccato” svelato. Durante questi tre giorni non ho potuto fare a meno della mia affiancatrice Sr. Mary che mi ha sostenuto e rinfrancato, rammentandomi, nella maniera più delicata possibile, della Grazia che sovrabbonda dai miei peccati laddove confido nella Sua misericordia, mi ha poi illuminato ricordandomi della tenerezza che faccio a Gesù e della bellezza del giusto percorso che ora sto facendo. Sapevo a cosa stavo andando incontro, è una esperienza che ho vissuto negli EVO.
Mi rammarico solo di non aver potuto fare tutti i giorni degli Esercizi Ignaziani.
Ringrazio Padre Armando, Suor Mary e tutte le Sorelle Battistine e tutti i corsisti coi quali più o meno mi sono soffermato a discorrere, seppure a gesti e a sguardi, dato il “silenzio ordinato”, ci dicevamo tutto, da buoni italiani…
Fabio Mercuri
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