FdC 91 – La meditazione del mese… di Tania Giovannoli

rs

cal copia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Dal Vangelo di Giovanni (1,35-42)

35Il giorno dopo Giovanni stava ancora là con due dei suoi discepoli 36e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di Dio!». 37E i suoi due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù. 38Gesù allora si voltò e, osservando che essi lo seguivano, disse loro: «Che cosa cercate?». Gli risposero: «Rabbì – che, tradotto, significa Maestro -, dove dimori?». 39Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove egli dimorava e quel giorno rimasero con lui; erano circa le quattro del pomeriggio.

40Uno dei due che avevano udito le parole di Giovanni e lo avevano seguito, era Andrea, fratello di Simon Pietro. 41Egli incontrò per primo suo fratello Simone e gli disse: «Abbiamo trovato il Messia» – che si traduce Cristo – 42e lo condusse da Gesù. Fissando lo sguardo su di lui, Gesù disse: «Tu sei Simone, il figlio di Giovanni; sarai chiamato Cefa» – che significa Pietro.

Carissimi Amici, eccoci all’inizio di un nuovo anno che il Signore ci ha voluto donare. Il brano che ha colpito la mia attenzione la liturgia ce lo propone il 14 gennaio, seconda domenica del Tempo Ordinario. Mi ha sempre affascinata perché è dinamico. Ho sottolineato alcuni verbi che mostrano proprio il guardare, l’ascoltare e l’agire dei protagonisti della scena, perché sembra di vedere un film. Mi piace contemplare Gesù che passa, che cammina tra la sabbia della Palestina, Giovanni che lo indica ai suoi discepoli e fissa il suo sguardo su Gesù. Giovanni è attento a Gesù che passa. Io faccio attenzione? O non bado a Lui? 

Questo “fissare lo sguardo” di Giovanni non è solo guardare, ma è isolare l’attenzione sull’unica Persona importante che c’era, sull’unica che meritava di essere attenzionata. E così eccomi subito a fare due riflessioni: la prima, la bellezza di guardare Gesù… la Pienezza, il Tutto, l’Amato, il Messia… il “mio” Gesù. E qui si potrebbe continuare… La seconda è la stoltezza delle altre cose che non sono Lui o in Lui, quelle che, pur belle e buone, sono spazzatura, se non mi portano a Lui, come diceva San Paolo. E inevitabilmente il pensiero mi passa alle “cosucce” che ogni giorno mi distraggono da quell’unico sguardo importante, da quel Crocifisso che mi dice solo “Amami”… dalle cosucce che non mi fanno entrare in quel luogo sacro, dentro di me, per unirmi a Lui. 

Ma ci sarebbe un’ulteriore riflessione: i due discepoli vedono Giovanni come una freccia che indica il Messia. Come battezzata sono chiamata a questo… anche qui: “Cosa vedono gli altri quando guardano me?”…

E questi due discepoli che subito lasciano Giovanni e si mettono a seguire Gesù non ci dicono nulla? Tutti i dubbi, i se e i ma, i crucci e le lamentele… no… subito!

Altra cosa splendida da contemplare è Gesù che si volta e li osserva mentre lo seguono. Altro sguardo… e gli chiede: “Cosa cercate”? E la risposta dei discepoli: “Dove abiti?”. Gesù risponde: “Venite e vedrete” e li conduce dove abita. Loro rimangono con Lui quel giorno. Giovanni annota che erano le quattro del pomeriggio. Dopo molti anni l’evangelista Giovanni, quando scrive il Vangelo, ricorda perfettamente l’ora in cui c’è stato questo incontro che ha cambiato la sua vita quando era ancora un ragazzo, da quando ha trovato il “Chi cercava” che gli ha riempito il cuore e la mente.

Ed ecco un’ulteriore domanda che mi spunta… “Come mi guardi Gesù mentre cerco di seguirti?… Qual è il tuo sguardo su dime? Cosa vedi?”. 

Gesù li porta dove abita e loro vanno. Ma dove abiti Gesù? Sei nel profondo di quel posto segreto nel mio cuore, inaccessibile a tutti, se non alla Santissima Trinità. Lì, l’Amore, l’Amato e l’Amante mi uniscono in questo circolo infinito di tenerezza, grazia, pace, gioia, amore… se io dico il mio “Si”. Ma questo viaggio così breve, così istantaneo, è il viaggio che a volte fatichiamo a fare… 

Ma sei anche nei miei fratelli, sei nel Tabernacolo della mia chiesa di campagna, che troppe volte ha dei banchi vuoti, sei nella Santissima Ostia, che troppo spesso viene ricevuta con poco rispetto o, addirittura, con grandi peccati. Sei sempre Tu, che ci dai mille occasioni per riconoscerti, Tu che passi, paziente, guardi, parli, agisci, vivi, ami… Tu… solo Tu. 

Amici, chiedo alla Vergine Maria di mostrarci Lei come amarLo, attenzionarLo, seguirLo, predicarLo… Lei che è Madre, Maestra e Discepola Sua.

Buon Anno!

 

Tania Giovannoli