FdC 67 – La meditazione del mese… di Fabrizio Fiorenza

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Ciò che toglie la pace di Gesù è il cercarla nelle cose e nella realizzazione compiacente di esse.

La soddisfazione in ciò che facciamo ci toglie la serenità di Gesù. La pace di Gesù che sta in noi consiste nello stare con Lui dentro di noi. Quella pace piena di sapienza.

L’uscire fuori di noi, per afferrare e catturare ciò che ci appetisce, fa perdere in noi Gesù.

Calza bene, in questo caso, la storiella del cane con l’osso in bocca che, nel vedere la sua immagine riflessa nell’acqua, crede di vedere un altro osso in bocca ad un altro cane e per avere tutti e due gli ossi resta a bocca vuota.

Quello che vediamo appetibile fuori di noi, è un’illusione ladra che ci fa lasciare quello che già avevamo e stava in noi: la sazietà di Dio.

La pace di Gesù è una grazia sempre pronta, sta a noi disporci per riceverla e contenerla. È una grazia come l’acqua che penetra inesorabilmente senza che te l’aspetti non appena trova una fessura te la trovi dentro casa, nel nostro cuore. L’unico impedimento che trova è la chiusura ermetica del cuore dovuta alla sua rigidità: ha perso la capacità di pulsare vita aprendo e chiudendo le valvole per fare entrare e poi uscire la vita.

Si è interrotto il passaggio della vita che ci viene da Gesù e il donarla ai fratelli. Bloccando il primo o il secondo passaggio o tutti e due, restiamo senza vita.

Dirigere l’attenzione verso le cose o verso le persone considerandole cose utili per noi, blocca il pompaggio della vita di Gesù in noi.

Come possiamo curare questa sclerosi del cuore?

La cura è fortunatamente a portata di mano, visto che non viviamo su un isola deserta. Basta incontrare il primo fratello che ci capita e vederlo non come un oggetto, ma l’essere più importante in quel momento o comunque più di ogni cosa da fare o da pensare di fare.

E il cuore ricomincia, pian piano, a ripartire.

La serenità di Gesù è come l’acqua del mare vicino la spiaggia, se è calma e limpida possiamo poggiare i nostri piedi sul fondale sapendo come e dove metterli e vediamo più in là di dove siamo.

Così, nella vita, la calma di Gesù è necessaria per agire, nel bene, sapendo come e quando.

Anche il bene fatto fuori luogo e fuori tempo può essere, per chi lo riceve, un male e, per noi che lo facciamo nell’agitazione, una compensazione per soddisfare il buonismo.

 
Fabrizio Fiorenza