FdC 61 – Tre anni a scuola della Bibbia… di Franca Maria De Bernardi

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Guardo il prezzo sulla  copertina della mia Bibbia:
£ 1.000. Non ricordo bene né quando l’ho acquistata, né il motivo specifico: forse all’inizio degli studi universitari, ma non per quegli esami di teologia che alla LUMSA ci si obbligava a sostenere ogni anno oltre i nostri specifici.

Era una versione appena uscita: “finito di stampare 1968”.

È un volume, tutto sommato maneggevole che mi ha seguito nei vari trasferimenti e da parecchi anni ha trovato spazio nel luogo più vissuto della casa. È a portata di mano.

Quanto l’ho maneggiato o letto, quando è stato importante?

Ci sono varie immaginette tra le sue pagine leggere. Alcune, a cui sono affettivamente legata sono state riposte lì come in un luogo protetto, come in uno scrigno, per ritrovarle sempre.

Si, ma quanto questo libro con la copertina rossa mi ha attirato? Quanto mi ha detto prima di tre anni fa?

Mi accorgo che è stato ben poco tante le difficoltà che presenta la sua complessità, le sue parole, le sue narrazioni basate su una cultura antica e una religiosità diversa, tante le cose da sapere e che non ho cercato di conoscere. E ora?

Tre anni fa ho iniziato un corso biblico presso Casa Lanteri e qualcosa è cambiato, forse molto.

I salmi, che non godevano del mio trasporto, eccettuati alcuni, mi sono stati presentati nella loro globalità, nel significato delle ripetizioni, nella scelta delle parole, nei parallelismi, nell’alternanza di supplica, lode, supplica “come un pendolo”, nella fiducia che il penitente ripone nel suo Dio, nella richiesta di una vita nuova: “crea in me, o Dio, un cuore puro…”.

Il secondo anno, il nostro nuovo relatore ci ha a insegnato a focalizzare ciò che un brano ci presenta.

Il secondo anno, il nostro nuovo relatore ci ha insegnato a focalizzare ciò che un brano ci presenta: luoghi, personaggi, azioni, e ad imparare a bere a piccoli sorsi, come un  viandante  ad  un pozzo  che beve  per dissetarsi  senza esagerare”, a lasciarci colpire da una frase, o solo da una parola e  farla  scendere  nel  nostro intimo.

E poi è iniziato questo nuovo anno, atteso con desiderio. Il piccolo gruppo si è ritrovato.

Tobia, il libro di Tobia. Una sorpresa.

È un   che a mala pena avevo notato nello scorrere l’indice e che si perdeva tra titoli più altisonanti e nomi ben conosciuti.

Non mi era mai venuto in mente di sbirciare nemmeno la presentazione.

Abbiamo letto, riletto insieme. Siamo solo al primo capitolo, nonostante due incontri. Eppure anche due soli incontri mi hanno dato così tanto che anche se il corso finisse qui, già la ricchezza di interrogativi proficui potrebbe bastare per l’anno e per la vita.

Alla fine di quel paio d’ore di lavoro ci capita di guardarci l’un l’altro e le espressioni che ci scambiamo dicono: “   come avremmo potuto arrivarci da soli?”

Abbiamo bisogno di chi ci aiuti nello “svelare il senso delle scritture “. Anche noi come i discepoli di Emmaus rimaniamo alla superficie e forse scoraggiati ci allontaniamo.

Così scopriamo che “Tobia” ci chiede: “che cosa guida la nostra esistenza di credenti? La legge, il senso del dovere per cercare la benevolenza di Dio o “il giogo leggero” dell’Amore che ci porta alla “Vita”? La mia religiosità, il mio vivere la fede è tutto “Verità” o si perde in un ritualismo dannoso per me e per chi mi sta vicino?

Quanti altri interrogativi mi porrà questo libro sconosciuto, questo Tobia che sono anch’io? 

“… apri le mie orecchie Signore, aiutami a sentire la Tua voce… e noi sentiremo come mai prima d’ora”.