FdC 64 – Mentre troppi dormono tranquilli… di Franca Maria De Bernardi

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La locandina che avevo in mano invitava ad unirmi alla manifestazione: “Sentinelle in Piedi – Tivoli – 7 febbraio 17,30-18,30”.

Conoscevo, anche se non in modo incompleto, il gruppo e le motivazioni che li spingevano, ma le previsioni del tempo indicavano pioggia e neve e la tentazione di rimanere a casa e lasciar perdere aveva il suo peso. Ma non potevo.

Quando, scorrendo la legge da contestare, ho letto dell’impossibilità, pena il carcere (1 anno e 6 mesi), di esprimere la propria opinione riguardo alle adozioni a coppie omosessuali perché tale opinione se espressa era considerata reato di omofobia, avevo visto una “violenza” che non potevo accettare. Schermata 2015-03-08 alle 10.37.08

I documenti che ho continuato a cercare, oltre, ovviamente, la “legge Scarfarotto” contestata, con decisione e competenza e con punti chiari, dal giurista Prof. Mantovano, nonché commenti in rete su omofobia, gender, adozioni gay, e quanto a ciò connesso, si schieravano in due gruppi che si sono poi materializzati, ben controllati da un discreto numero di forze dell’ordine, anche a Tivoli quella sera di sabato 7: un gruppo di giovani e le Sentinelle.

In silenzio, perché non venga tolta la libertà di parola, ma anche con un libro, per esprimere la necessità costante di formazione, le Sentinelle contrastavano una legge già votata alla Camera. Tale legge sembra a favore di chi è discriminato, ma da più parti viene evidenziata come non necessaria (poiché già esistono norme contro la violenza), liberticida, contro il rispetto dei diritti fondamentali, capace di precludere in ogni luogo, chiesa, università o circoli privati, qualsiasi ragionamento, approfondimento, studio o insegnamento sul fatto che la sessualità non è una scelta, ma un dato di natura, enfatizzando l’espressione di “gender”.

Nonostante le “Sentinelle” continuino con le loro manifestazioni a richiamare le persone e le coscienze a porre attenzione sull’attacco alla libertà d’opinione, sconfinante in un tipo di educazione per i propri figli spesso non condivisa, ho incontrato una grande maggioranza che non sa di che cosa si stia parlando.

Continuiamo ad assistere con tranquillità, in modo passivo, al potere dei mezzi  tecnologici e televisivi che con un metodo sistematico e pervasivo tocca solo la parte superficiale e ovvia, che risulta accettabile e persino giusta, privandoci però di quanto rimane nascosto e che in modo strisciante e pericoloso ci sta stringendo in una morsa che alcuni chiamano modernità, o tolleranza, o anche verità.

Siamo inconsciamente prede di un’ideologia dilagante che vuole porre come stella guida l’affermazione che ogni tipo di famiglia è uguale alla famiglia formata da un uomo e una donna e che si spinge, per raggiungere tale intento, fino agli “standard di educazione sessuale in Europa”, che sembra già aver avuto spazi sperimentali in asili d’Italia e licei di Roma (v. Giulio Cesare).

Fortunatamente, genitori, peraltro non preventivamente informati, e associazioni cattoliche e non, stanno cercando di arginare quanto succede o sta per succedere nelle scuole, con iniziative o citazioni legali.

Eppure troppi ancora non ne sanno nulla. Io stessa ne ho avuto prova. È come se dormissero mentre l’acqua sta allagando la stanza. Quando metteranno i piedi a terra si potrebbero sorprendere di come è potuto succedere: silenziosamente, poco per volta, nella pace della notte.

Per questo mi chiedo come mai iniziative di informazione e sensibilizzazione a tali problematiche non siano più numerose e capillari. Inoltre non sembrano nemmeno servire a frenare proposte di stanziamenti di milioni di euro (di cui avremmo necessità in altro modo ), le documentazioni che alcune associazioni portano ( e. Pro Vita) di aumenti di abusi sessuali, pedofilia, dipendenza dalla pornografia, aborti, gravidanze premature laddove questi “standard educativi” sono stati applicati (Inghilterra, Australia).

Ma il termine “omofobia “ è enfatizzato come reato quasi solo pensando agli omosessuali che non alla eventuale violenza ai piccoli e giovani. Sì perché questa legge “contro l’omofobia”, come è spesso chiamata, sembra volta a tutelare un gruppo, già legalmente tutelato nell’essere persone, (e per questo secondo alcuni giuristi inutile) quasi più e meglio di altri e quindi discriminatoria in se stessa e non di rado contestata dagli stessi omosessuali poiché capace di creare, o aumentare, odio verso di loro nell’ottica di una forma di prepotenza gay.

Nel frattempo una società spesso superficiale, poco conscia, ma che grida l’idea di turno più che tutelare la propria, dove gli individui lasciano ad altri gestire i valori fondamentali dell’essere umano, cioè di ciascuno di noi, è preda di ideologie destabilizzanti rimanendone fagocitata quasi in una forma di pace apatica generalizzata.

Documentarsi e approfondire è divenuto un dovere, anche nelle piccole comunità, per raggiungere le persone “tranquille”, che poco o nulla sanno, e che mandano i loro figli a scuola pensandoli al sicuro, con la ferma convinzione di avere potere di contestazione se dissentono su alcuni punti.

Potranno, potremo farlo? Forse, se non è già tardi. Sembra che in Germania qualcuno sia già finito in carcere.

Franca Maria De Bernardi