|
«Perché mi interroghi su ciò che è buono? Buono è uno solo». Anche qui Gesù vuole provocare. Il tale cerca ciò che è buono, ma vive veramente da buono? Il suo cuore, da dove escono le azioni, agisce da buono o da cattivo? Agisce per amare o per catturare la vita? Gesù gli propone di seguire gli insegnamenti delle Scritture così come sono proposti, rivolti al futuro: «Non ucciderai, non commetterai adulterio, non ruberai, non testimonierai il falso». Il tale risponde al passato, «Tutte queste cose le ho osservate». Non ha l’atteggiamento umile che ha avuto la donna cananea, lui si ritiene nel giusto. Non coglie nella proposta di Gesù la sottile e delicata proposta riflessiva di guardare bene nel profondo di noi stessi per vedere cosa c’è veramente. Gesù sta al gioco e continua con il tale che quasi spavaldamente come chi con la lista della spesa in mano si vede perfetto: “che altro mi manca?».”. Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va’, vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; e vieni! Seguimi!». A questo punto Gesù ci mostra la nostra Croce, quella giusta per noi e non un'altra. Quella perfetta per noi che ci libera dal nostro male. Per ognuno Gesù propone la Croce adatta a noi, la nostra. Ad un altro non peserebbe la povertà dalle cose, ma magari peserebbe la povertà dai meriti oppure l’umiltà nel servizio, o … Ad ognuno quella giusta per ogni male, che appena ci libera le mani piene di “roba” e ci guarisce il cuore, diventa il nostro sostegno per volare sul mondo delle tentazioni e delle provocazioni diaboliche. La prima tentazione diabolica da superare è la paura che ci fa vedere la Croce dalla parte sbagliata, sembrandoci una spada puntata verso di noi dalla quale non ci si può difendere se non fuggire. Abbracciando Gesù Abbandonato e riconoscendo quella Croce come dono suo d’amore, allontaniamo la paura e accogliamo la Sua Croce per noi dalle sue mani. Adesso essa la vediamo dalla giusta prospettiva: è una chiave, la chiave che apre le porte dei nostri scheletri nascosti nel nostro cuore. Tutti i problemi e le paure non risiedono al di fuori di noi, ma sono presenti in noi, in ogni nostra esperienza fallita che abbiamo voluto reprimere nel nostro profondo. Allora che facciamo diventiamo i nostri psicoanalisti? No, è più semplice: accogliamo tutto con la semplicità dei bambini come “chiavi” che ogni giorno Gesù ci pone nelle nostre mani.
Fabrizio Fiorenza
|