Come le membra vivono in virtù della testa e del cuore, così chi mangia Me, dice il Signore, anch’egli vivrà in virtù di Me (Gv 6,57). Vive certo anche per effetto del cibo, ma ben altra è la natura del Sacramento. Il cibo, non essendo vivente, per sé non può immettere in noi la vita; ma, in quanto sostenta la vita già presente nel corpo, è ritenuto causa di vita per quelli che lo prendono. Invece il Pane di vita, Lui stesso è vivente e per Lui veramente vivono coloro ai quali si comunica.
Sicché, mentre il nutrimento si trasforma in chi l'ha mangiato, e il pesce o il pane o qualunque altro cibo diventano sangue dell'uomo, qui accade tutto il contrario. È il pane di vita che muove chi se ne nutre, lo trasforma e se lo assimila; siamo noi ad essere mossi da Lui e a vivere della vita che è in Lui, grazie alla sua funzione di testa e di cuore. Il Salvatore stesso, per rivelarci che non alimenta in noi la vita al modo dei cibi, ma che, possedendola in sé, la inspira in noi, come il Cuore o la testa la danno alle membra, dice di essere il Pane vivo (Gv 6,51) e aggiunge: «Chi mangia Me anch’egli vivrà in virtù di Me» (Gv 6,57).
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