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DAL DISCORSO DI SUA SANTITÀ PIO PP. XII
AI SACERDOTI ADORATORI E AI SODALIZI
DELL’ADORAZIONE NOTTURNA NELL’URBE
Come il santo Sacrificio della Messa religiosamente offerto dal sacerdote con la intima partecipazione dei fedeli, in unione con tutta la Chiesa, è e rimane il grande atto del culto divino, così il culto eucaristico viene celebrato dovunque l’Uomo-Dio presente nel Sacramento è adorato, anche e in molteplici forme al di fuori del Sacrificio. Senza dubbio il buon Pastore ha voluto essere un vero pane, come canta il Dottore Angelico nelle sue mirabili poesie così alte e così dense. A Lui non basta di essere adorato; vuol essere anche il nostro nutrimento. « Se non mangerete la carne del Figliuolo dell’uomo, … non avrete in voi la vita » (Io. 6, 54). Il suo amore senza limiti ha messo questa condizione alla nostra felicità: Non avrete parte con me (per usare le parole del Signore stesso Io. 13, 8), se non vi nutrirete con la mia carne.
Ma l’anima, che ha compreso l’amore del suo divino Maestro, non si contenta dei pochi momenti, in cui il Pane degli angeli riposa sulle sue labbra: ha bisogno di vedere ancora e di adorare a suo agio l’onnipotente Signore, che sotto l’umile immagine del pane si mette al suo servizio; ha bisogno di contemplare instancabilmente quel tenue velo, che al tempo stesso le nasconde e le rivela l’amore del suo Salvatore; ha bisogno di dimorare lungamente dinanzi all’Ostia consacrata e di prendere alla vista dell’umiltà di Dio un’attitudine del più umile e profondo rispetto.
Quale lezione più sublime di questa reale presenza dell’Uomo-Dio sotto la forma di un fragile pane? Il pane è il nutrimento di tutti, è fatto unicamente per servire, per mantenere la vita. Cosi è il sacerdote secondo il cuore di Cristo; egli non mette alcuna condizione per il suo servizio, è sempre benefico e interamente si dona. Ciò che vale eminentemente per il sacerdote, si applica anche ad ogni cristiano, poiché la carità è il comandamento universale, che in sè racchiude tutta la legge del Salvatore. Ricordate la commovente parabola del buon Samaritano, nella quale Gesù ha dipinto il suo Cuore e lo ha dato a noi come esempio: « Va e fai anche tu lo stesso » (Luc. 10, 37).
Trovate il tempo, le forze, il danaro necessari per soccorrere, nel miglior modo possibile, qualsiasi degli uomini vostri fratelli. Siate per lui utili e buoni come il pane, e in pari tempo umili, poichè altrimenti la vostra carità non penetrerebbe sino al fondo del suo cuore, di quel cuore che bisogna guadagnare a Dio, aprire all’azione della grazia. Chiunque dimora spesso e lungamente prostrato ai piedi dell’Ostia, comprende la lezione del pane eucaristico e prova il bisogno imperioso di metterla in pratica, di obliare completamente sè stesso, di donarsi agli altri senza limite. Da questo appunto tutti riconosceranno che siete discepoli di Cristo (cfr. Io. 13, 35), veri adoratori in spirito e in verità, che glorificano il Padre, imitando il Figlio.
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